Mps, cosa rischiano i clienti
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Economia

Mps, cosa rischiano i clienti

Correntisti, obbligazionisti e azionisti. Ecco le conseguenze per i risparmiatori nel caso in cui il salvataggio del Monte dei Paschi dovesse naufragare

Azionisti, obbligazionisti e correntisti. Sono tante le categorie di risparmiatori clienti del Monte dei Paschi di Siena (Mps) che si chiedono cosa potrebbe succedere ai loro soldi qualora naufragasse il piano di salvataggio della banca. Le associazioni dei consumatori invitano a stare in guardia ma a non farsi prendere dal panico, visto che c'è la concreta possibilità che l'istituto toscano venga salvato dallo Stato. In teoria, l'intervento pubblico è ancora possibile quando serve a evitare una crisi dell'intero sistema finanziario. Non va dimenticato, però, che da quest'anno sono in vigore le norme europee sul bail-in, che prevedono procedure ben precise per la risoluzione delle crisi bancarie. Nello specifico, secondo la legge sul bail-in, a pagare il prezzo del crack di una banca (a meno che non ci sia l'intervento straordinario dello stato) sono in primo luogo gli azionisti, poi i titolari di obbligazioni subordinate e, in casi assai improbabili, anche gli altri obbligazionisti e titolari di un conto corrente con giacenze sopra i 100mila euro.Ma ecco, di seguito, una panoramica su cosa rischiano oggi i clienti del Monte dei Paschi (CLICCA SU AVANTI).

Conti correnti

Chi può dormire i sonni più tranquilli sono i risparmiatori che hanno aperto un conto corrente presso la banca. Le somme in giacenza sono protette fino a un massimo di 100mila euro da un particolare organismo. Si tratta del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi (Fitd) che provvede a rimborsare i soldi in giacenza in caso di crack dell'istituto di credito. Il limite di 100mila euro per i rimborsi vale per ogni correntista. Se per esempio due coniugi hanno un conto corrente cointestato, i soldi sono protetti sino a 200mila euro.

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Obbligazioni senior

Abbastanza al sicuro possono ritenersi anche i titolari delle obbligazioni della banca classificate come senior (sono la stragrande maggioranza di quelle vendute da Mps). Le obbligazioni senior si dividono in due categorie: quelle garantite (secured) che sono ipersicure perché legate a un'attività patrimoniale su cui il creditore può rivalersi. Poi ci sono i bond non garantiti (unsecured), che sono un po' più rischiosi ma difficilmente possono subire gli effetti di un fallimento della banca. Le regole europee sul bail-in stabiliscono infatti che a pagare le conseguenze del crack devono essere in primis i possessori delle azioni e i titolari di obbligazioni senior (più rischiose). Solo se il valore di questi titoli non supera l'8% delle passività totali della banca, devono essere coinvolti nel crack anche i possessori di obbligazioni senior non garantite. Tuttavia, la Banca d'Italia può mettere al riparo questi titoli in qualsiasi eventualità, se un loro coinvolgimento dovesse compromettere la stabilità dell'intero sistema finanziario.

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Obbligazioni subordinate (o junior)

Molto più esposti al rischio sono invece i titolari delle obbligazioni junior o subordinate. Si tratta di una particolare categoria di titoli (tecnicamente identificati dalle sigle Tier 1 e Tier 2) che godono di minori diritti rispetto ai bond senior in caso di fallimento della banca. Le regole europee sul bail-in prevedono che, nell'eventualità di un crack di un istituto di credito, i titoli subordinati vengano convertiti forzosamente in azioni della banca, il cui valore deve essere nel frattempo azzerato. I risparmiatori che possiedono i bond subordinati, dunque, rischiano di perdere gran parte del loro capitale. Nel caso di Mps, ci sono 40mila piccoli clienti della banca che nel 2008 furono convinti a sottoscrivere dei bond subordinati per un valore di oltre 2,1 miliardi di euro (i titoli sono riconoscibili dal loro codice isin IT0004352586).

Azioni

La posizione più delicata è ovviamente quella degli azionisti che, in caso di fallimento della banca, prederebbero tutto il capitale. Le regole europee sul bail-in prevedono infatti che i primi a pagare le conseguenze del fallimento dell'istituto siano proprio i titolari delle azioni, il cui valore deve essere azzerato. Nel caso di Mps, però, va ricordato che gli azionisti di lungo corso hanno in realtà già perso gran parte del proprio capitale, visto che a Piazza Affari il titolo Monte dei Paschi di Siena ha avuto un ribasso dell'83% nell'ultimo anno.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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