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Economia

Milleproroghe 2017: rinviati i concorsi per l'Agenzia delle Entrate

Inserita una norma che sposta a fine 2017 il termine per le procedure che la Corte Costituzionale chiede da due anni

Il decreto milleproroghe su cui il governo ha appena messo la fiducia alla Camera è stato arricchito all’ultimo momento di una regoletta che potrebbe non piacere molto ai giudici della Corte Costituzionale.

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Il suo contenuto deve essere ben esplicitato per chi non è avvezzo alla materia. Si tratta di sostituire le parole “da espletarsi entro il 31 dicembre 2016” con “da concludere entro il 31 dicembre 2017”, in un decreto legge del 2015. Un semplice prolungamento dei termini di un anno per i concorsi per dirigenti che l’Agenzia delle entrate, di rinvio in rinvio, non ha mai fatto in oltre 15 anni di vita.

La faccenda (ne abbiamo parlato già qui) è diventata davvero imbarazzante nel marzo 2015, quando la Corte Costituzionale ha stabilito che la prassi di assegnare incarichi senza concorsi pubblici, seguita fino ad allora, era illecita e ben 800 dirigenti dell’Agenzia nominati senza le procedure richieste nella Pubblica amministrazione dovevano considerarsi decaduti. Che cosa si doveva fare per evitare che le importantissime funzioni dell’Agenzia, a partire dalla lotta all’evasione, ne risultassero menomate? Bandire finalmente i concorsi e nel frattempo assegnare gli incarichi ai più alti in grado: questa la prescrizione della Corte.

Sono passati quasi due anni e nessuna di queste due indicazioni è stata recepita, come spiega il battagliero vicesegretario generale del sindacato Dirstat, Pietro Paolo Boiano: “Diversamente da quanto richiesto dalla Corte, i vertici dell’Agenzia risolsero il problema conferendo centinaia di posizioni operative speciali e a tempo alle stesse persone dichiarate decadute dalla sentenza. Ottenendo così il risultato di non cambiare sostanzialmente nulla".

E veniamo a quel che succede oggi. La legge di cui la votazione del Parlamento ha appena modificato i termini (il dl 78 del 19 giugno 2015) fissava il 31 dicembre del 2016 come termine massimo per rispettare la famosa sentenza che per quasi due anni è stata allegramente aggirata dall’Agenzia delle entrate senza alcuna obiezione del governo Renzi. Il Milleproroghe del governo Gentiloni prolunga la “libera uscita” fino a fine 2017, e non fa presagire nulla di buono neppure dopo questa data.

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Stefano Caviglia