Microsoft: le cinque sfide del dopo Ballmer
Economia

Microsoft: le cinque sfide del dopo Ballmer

Dalla strategia al prodotto, dal management alla remunerazione per gli azionisti, cosa dovrà fare il nuovo ad

Il successore alla poltrona di Steve Ballmer alla gestione di Microsoft non avrà vita facile. Il mercato si attende che il nuovo manager riporti il colosso di Redmon all’era del suo fondatore Bill Gates, come tasso di crescita e valore percepito dal mercato. Ma lo scenario, dalle dimissioni di Bill Gates dalla presidenza del gruppo, è decisamente cambiato. Internet e la connessione in mobilità hanno letteralmente mutato i confini entro cui fino ad allora si erano mosse le società hi tech. La concorrenza sempre più accesa da parte delle società di servizio (da Google ad Amazon) e puramente tecnologiche (Apple) ha fatto il resto. E Microsoft si è trovata ad essere una società come tante altre e non più la monopolista.

La società di Redmon rimane ovviamente un colosso. Ma il suo valore in Borsa (che è quello che interessa agli azionisti) è crollato. "Microsoft, all’inizio del 2000 prima che Ballmer assumesse la carica di a.d. capitalizzava 600 miliardi, all’annuncio delle dimissioni ne valeva 270” nota in merito John Packowsi, analista di AllThingsD. Il giro d'affari è rimasto più o meno stabile: il 2008, l’ultimo esercizio firmato da Gates, si è chiuso con un fatturato di 60,4 miliardi di dollari e un utile operativo di 22,5 miliardi. Nell’ultimo esercizio (chiuso a giugno) il fatturato è stato di 77,8 miliardi (+6%) e l'utile di 26,8 (dai 27,1 miliardi dell’anno prima). La classifica di Brandz Top 100 Most Valuable Global Brand 2013 posiziona il brand Microsoft al 7° posto dal 5° di due anni fa e lo valuta 69,8 miliardi, in calo del 9% rispetto al valore attribuito nel 2012. Nel 2008 Microsoft si era posizionata al 3° posto con un valore del brand pari a 70,8 miliardi di dollari.

Riportare l'azienda agli antichi onori non sarà certo un compito facile. Il nuovo a.d., chiunque sarà, si troverà a dover affrontare un percorso pieno di ostacoli. Ecco le prime cinque sfide:

- La strategia. Microsoft deve decidere che strada prendere: azienda di servizi per i diversi devices o società focalizzata nel software, seguire l’esempio di Apple (come appariva dall’ultima riorganizzazione) o piuttosto quello di Google. L’essenziale, comunque sia, è decidere. L’incertezza dell’ultimo periodo e infatti costata cara a Microsoft. Negli ultimi due anni Microsoft ha perso 3 miliardi di euro nei siti Internet in particolare sul motore di ricerca Bing, senza considerare i 6 miliardi di svalutazioni che ha dovuto effettuare sulla agenzia di pubblicità online eQuantitave o i 900 milioni di svalutazioni relative allo stock di tabletSurface invenduti.

- I prodotti. Microsoft è diventato il colosso che è grazie al sistema operativo Windows installato, si stima, sul 90% dei pc esistenti. Ma nell’era del collasso delle vendite dei personal computer (secondo i dati di Gartner tra aprile e giugno c’è stato un calo del 10,9% a livello mondiale), il gruppo deve farsi spazio sui device in mobilità, smartphone e tablet. Finora il risultato è stato poco più che sconfortante: Microsoft non va oltre un 1% nella quota di mercato (contro il 40% di Apple). La sfida è realizzare servizi semplici e con la stessa interfaccia per i vari dispositivi. Ballmer ci ha provato con Windows 8. Ma non è stato sufficiente.

- Il valore. Il titolo negli ultimi anni è rimasto tutto sommato stabile (una spina nel fianco per gli investitori, soprattutto rispetto alle performance della concorrente Apple). Per gli azionisti il rendimento è derivato dai dividendi e dai buyback (piani di riacquisto delle azioni sul mercato).

- Il management. Dall’addio di Gates c’è stata una costante emorragia dai piani alti del gruppo. In molti casi si tratta di dirigenti andati a rafforzare le fila della concorrenza come Bill Veghte, per venti anni a capo di varie divisioni del colosso di Redmon per poi passare alla guida di Enterprise di HP, o Bop Muglia ex numero uno della divisione server di Microsoft prima di passare a Juniper Networks.

- La riorganizzazione. L’integrazione e la comunicazione tra le varie divisioni è sempre stata un punto critico di Microsoft. Qualche passo fondamentale è già stato preso, come la decisione di unificare la divisione che si occupa dei sistemi operativi (dagli smartphone alle console al pc) sotto la guida di Terry Myerson. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. 

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