Fiat sempre più giù, e ora brutte notizie anche dagli Usa
Economia

Fiat sempre più giù, e ora brutte notizie anche dagli Usa

Per Marchionne delusioni anche sul mercato americano dove non decollano le vendite della nuova Dodge Dart. E in Italia, con un mercato tornato al 1964, all’orizzonte c’è solo la cassa integrazione

Come nel ’79, anzi no, sempre peggio, ora siamo come nel 1964. E’ una drammatica e ormai inarrestabile corsa all’indietro quella che da mesi sta investendo il mercato delle automobili in Italia.
E se nel mese di luglio le vendite erano state paragonate a quelle del ’79 , i risultati ancora peggiori del mese di agosto appena passato, fanno fare un balzo nel passato ancora più vertiginoso. Bisogna infatti tornare indietro allo stesso periodo del 1964 per registrare un numero simile di nuove immatricolazioni, che allora furono pari a 57.847 e che nel mese appena passato sono state 56.447. Un crollo del 20,23% rispetto al 2011, un dato che ovviamente pesa come un macigno soprattutto in casa Fiat, da tempo alle prese con una crisi profonda di vendite nel mercato interno.

Per il Lingotto infatti si tratta di un drastico calo di immatricolazioni del 20,53%, con 16.689 vetture vendute, rispetto alle 21.000 di un anno fa. Uno scenario più che mai preoccupante che fa dire all’amministratore delegato del Gruppo Sergio Marchionne, di non ricordare un periodo peggiore di questo.

E non va certo meglio sui mercati internazionali. In Europa infatti la situazione continua a stagnare . Emblematici gli ultimi dati provenienti dalla Francia, dove il mercato nazionale delle automobili ha subito una contrazione nel mese di agosto dell’11% con circa 96mila vetture vendute. Il tutto con performance quanto mai negativa propriodella Fiat che fa registrare su base mensile un crollo del 32,2% di vendite.

E anche l’unica consolazione che finora era rimasta a Marchionne, rappresentata dai mercati sudamericano e statunitense, deve subire in questi giorni una leggera incrinatura. Il Wall Street Journal, ha infatti rivelato che i primi risultati di vendita negli Stati Uniti della nuova Dodge Dart, sarebbero più che deludenti. Tra giugno e luglio, della nuova berlina ne sarebbero stati venduti infatti solo 974 modelli, quanti ne vende in un solo weekend la Honda Civic, ha fatto notare malignamente l’autorevole quotidiano economico statunitense. Tra l’altro il flop sarebbe particolarmente significativo, perché la Dodge Dart rappresenta il primo vero tentativo di integrazione tra Fiat e Chrysler così come immaginato dallo stesso Marchionne.

E l’amministratore delegato del Lingotto oggi è chiamato tra l’altro ad un’altra delicata missione. Sarà infatti in Serbia dove all’ordine del giorno c’è il rapporto con il governo di Belgrado che risulta ancora inadempiente nel versamento della propria quota di partecipazione, pari al 33%, nello stabilimento di Kragujevac dove si produce la Fiat 500L.

All’appello mancherebbero ben 60 milioni di euro, messi in forse dalla crisi economica che ovviamente sta attanagliando anche la Serbia e che ha portato alcune agenzie di rating recentemente a rivedere al ribasso il proprio giudizio sul debito sovrano di Belgrado. La soluzione comunque dovrebbe essere a portata di mano e a sancirla potrebbe essere proprio l’incontro di oggi tra Marchionne e il neo presidente serbo Tomislav Nikolic.

Il quadro generale descritto non può non avere pesanti ripercussioni sulle attività produttive degli stabilimenti Fiat in Italia, dove cresce la preoccupazione per possibili tagli al personale, anche se per ora le conseguenze si stanno manifestando solo sottoforma di cassa integrazione. Dopo la pausa estiva infatti, c’è stata l’amara sorpresa per i 3.900 lavoratori dello stabilimento Fiat di Cassino, per i quali sono stati decisi due giorni di cassa integrazione ogni settimana fino al 9 ottobre. E va solo un poco meglio a Pomigliano , il sito campano dove viene prodotta la Nuova Panda che pure rimane la vettura più venduta sul mercato nazionale. Anche qui è stato già deciso che la produzione si fermerà dal 24 al 28 settembre e dall'1 al 5 ottobre. Infine brutte notizie anche per lo stabilimento di Termoli dove lo stop produttivo è stato programmato dal 24 al 29 settembre.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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