Lotta all'evasione: nella lista nera del fisco
Economia

Lotta all'evasione: nella lista nera del fisco

Dal 24 giugno le banche hanno iniziato a far affluire i loro dati. E così, a partire dal 31 ottobre, l’agenzia delle entrate potrà controllare i conti correnti di tutti gli italiani

Mimosa: si chiamava così l’operazione sui mancati biglietti d’ingresso nelle sale da ballo di Potenza e Matera, lanciata l’8 marzo di quest’anno. Quella del 17 maggio per 10 milioni di fatture false tra gli operatori turistici di Palermo l’hanno battezzata invece Solemare. E un nome a tema è stato scelto anche per il faro acceso sui gestori dei mercatini domenicali di Roma, il 7 giugno: Vintage. La lotta all’evasione fiscale continua. Con meno clamore rispetto ai controlli a sorpresa nei luoghi delle vacanze, come il blitz a Cortina, a cui l’Agenzia delle entrate ci aveva abituato a cavallo fra il 2011 e il 2012.

Del resto, il fisco avrà meno bisogno di spaventare gli evasori per convincerli a mettersi in regola. Tra pochi mesi sarà messa in campo l’arma che sulla carta potrebbe assestare il colpo più duro alle abitudini dei contribuenti infedeli: l’Archivio dei rapporti finanziari, ossia la comunicazione obbligatoria all’amministrazione da parte di banche, Poste italiane e operatori finanziari di saldi e «movimenti accorpati» dei conti correnti di tutti gli italiani. Così la caccia ai furbetti delle tasse si farà con meno rumore e in modo meno spettacolare, ma sarà molto più intrusiva. La nuova filosofia trova già qualche riscontro nei numeri dell’attività della Guardia di finanza. Nei primi 6 mesi dell’anno i controlli effettuati dalle fiamme gialle sono stati 202.820, ossia il 13 per cento in meno dello stesso periodo dello scorso anno, ma hanno prodotto risultati più consistenti: i reati fiscali accertati sono 6.324 contro 6.182, gli evasori totali scovati 4.226 contro 4.038 e soprattutto le richieste di sequestro di beni per evasione fiscale sono pari a 1,4 miliardi contro i 980 milioni del 2012.

Su due piani il fisco prepara l’offensiva: da un lato l’evasione si cerca meno a strascico e in modo più mirato. Si fanno meno blitz a favore delle telecamere (ossia meno deterrenza psicologica) e più indagini approfondite sulle tecniche di evasione, con risultati che, almeno per ora, appaiono positivi per le casse pubbliche. Questa filosofia potrebbe portarsi dietro una conseguenza importante: il cambiamento della tipologia dei soggetti messi prevalentemente sotto i riflettori da indagini e controlli. Ora l’obiettivo sembra spostarsi verso i pesci grossi: le «cartiere» specializzate nell’emissione di fatture relative a spese inesistenti, le società «esterovestite», gli imprenditori che dichiarano residenze improbabili per godere di regimi fiscali agevolati.

L’evoluzione è stata segnalata dal generale della Guardia di finanza Saverio Capolupo nell’audizione di martedì 16 luglio in commissione Finanze della Camera. «Il riorientamento dell’azione di prevenzione e repressione» ha detto il generale «passa anche attraverso la realizzazione di piani di intervento mirati ad aggredire non tanto singoli contribuenti sospettati di evasione fiscale quanto specifici fenomeni di sottrazione di basi imponibili realizzati da una platea più o meno ampia di operatori economici». Obiettivo che richiede chiaramente di tenersi al passo con la fantasia degli evasori. «A partire dai primi mesi del 2013» ha aggiunto Capolupo «è stata avviata una campagna di interventi su tutto il territorio nazionale a contrasto dei principali fenomeni di evasione internazionale, quali l’esterovestizione della residenza di persone fisiche e società, le stabili organizzazioni occulte in Italia di imprese estere, gli acquisti da operatori situati in paesi a fiscalità privilegiata». Eccola la nuova frontiera della lotta all’evasione.

Qualcosa del genere sembra emergere anche dall’attività dell’Agenzia delle entrate (12,5 miliardi di recupero dell’evasione nel 2012). Le operazioni più importanti della struttura guidata da Attilio Befera nella prima metà del 2013 riguardano proprio questo genere di trucchi: 34 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti nel settore dei materiali riciclati in Campania, un giro di falsi versamenti previdenziali all’Inps per 30 milioni fra Lazio e Abruzzo, un’evasione di Iva da 85 milioni nel settore immobiliare a Torino.

Tutto questo significa forse che il piccolo negoziante allergico agli scontrini o il professionista che non emette fattura possono farla franca senza troppi rischi? Neanche per idea. Non solo perché i controlli, sebbene con minore enfasi, continuano su tutte le categorie. Ma anche e soprattutto perché su piccoli e grandi evasori è già stata lanciata la rete con cui l’Agenzia delle entrate spera di acchiapparne il maggior numero il prossimo anno: l’Archivio dei rapporti finanziari. Ed è questo il secondo fronte dell’offensiva. La novità è operativa da marzo, quando l’Agenzia delle entrate ha emesso l’atto normativo che rende efficace il montiano decreto «salva Italia» del 2011, là dove stabilisce che ogni operatore finanziario dovrà inviare all’amministrazione i dati relativi ai saldi e ai movimenti accorpati (non le singole operazioni, beninteso, ma il totale delle entrate e delle uscite) di ciascun conto nel corso dell’anno. Il passaggio chiave è la creazione di un canale esclusivo per il passaggio e la registrazione di queste informazioni che garantisca oltre ogni dubbio la privacy dei cittadini, predisposto appunto da Befera il 25 marzo. Un tema, quest’ultimo, che fa drizzare le antenne sia agli esperti di privacy sia a quelli di fisco, perché mai prima d’ora in Italia l’amministrazione ha avuto in mano informazioni così dettagliate e di natura personale.

Quanto questa faccenda sia considerata delicata lo dice il misterioso episodio verificatosi martedì 23 luglio con la diffusione di un comunicato della Guardia di finanza in cui si annunciava l’arresto di sette dipendenti dell’Equitalia colpevoli appunto di aver abusato delle informazioni sui contribuenti per imporre pagamenti non dovuti. Pochi minuti dopo, secca smentita della Gdf: la notizia è destituita di ogni fondamento e il presunto comunicato un clamoroso falso. Su come possa essere accaduta una cosa del genere indaga ora la Procura di Roma. È un episodio che comunque la dice lunga su quanto sia scoperto il nervo degli italiani quando si parla di intrusioni nei propri conti.

Quanto ai contribuenti, e a quello che promette di diventare lo strumento principe della lotta all’evasione, una volta approntate le garanzie sull’uso corretto dei dati si è stabilito che banche e società finanziarie potessero inviarli fra il 24 giugno e il 31 ottobre. A quella data le informazioni saranno in possesso dell’Agenzia che potrà conoscere il totale delle entrate e delle uscite complessive di ciascun conto corrente nell’anno (si comincia con quelli relativi al 2011). Dall’Agenzia delle entrate non trapela quasi nulla su come l’archivio sarà utilizzato. L’unica indicazione è che in base ai dati raccolti si creeranno «liste selettive di contribuenti a maggior rischio evasione» da inviare poi agli uffici territoriali per le eventuali procedure di approfondimento che potranno far scattare un accertamento fiscale.

Ma non c’è bisogno di molta fantasia per immaginare che la prima mossa sarà mettere i dati sulle movimentazioni dei conti a fronte della dichiarazione dei redditi per cercare eventuali incongruenze, che saranno approfondite nei casi più «palesi», cioè relativi a cifre importanti. A quel punto tutti gli strumenti di accertamento presuntivo del reddito potrebbero avviarsi alla pensione. «Da un’arma di questa potenza» dice il vicepresidente della commissione Finanze della Camera Enrico Zanetti (fondatore del centro studi sui problemi fiscali Eutekne) «ci si aspetta che sia utilizzata con il massimo rispetto dei diritti del contribuente, ma anche con la massima efficacia». Come dire che i risultati dovranno venire fuori a qualunque costo. Non proprio a qualunque, c’è da sperare.

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Stefano Caviglia