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Lotta all’evasione: ecco chi rischia di più in futuro

Il fisco punterà l'attenzione su recupero Iva, grandi evasori e contribuenti poco collaborativi. E intanto i commercialisti confermano lo sciopero

Un vero e proprio piano d’azione per i prossimi mesi: è quello messo a punto dall’Agenzia delle entrate che attraverso una comunicazione interna rivolta ai propri dipendenti ha stabilito le priorità del 2017 nella lotta all’evasione, che punta a superare il gettito di circa 15 miliardi di euro recuperato nei due anni precedenti. E quel che salta subito all’occhio è l’impegno che dovrà essere profuso soprattutto sul fronte dell’Iva.

In questo senso due sarebbero le azioni da mettere in campo: da una parte il recupero del gettito, che sconta ancora dei gap molto rilevanti, se si pensa che quello quantificato per il 2014 è stato pari a qualcosa come 40,2 miliardi di euro. E massima attenzione dovrà poi essere predisposta nel contrastare le sempre più frequenti frodi che si generano proprio attraverso i meccanismi legati all’Iva: si va dall’illecita fruizione di rimborsi fiscali alle indebite compensazioni mediante crediti inesistenti.

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Un secondo capitolo concernente l’impegno futura della macchina fiscale dovrà essere quello del contrasto alla grande evasione. In questo senso le parole usate dalla circolare sono molto chiare e tendono a depotenziare l’impegno verso la piccola evasione proprio a favore di una maggiore concentrazione verso quei casi che possono condurre ad un recupero di gettito molto più rilevante. Il vertice dell’Agenzia delle entrate chiede infatti di “incrementare il numero dei controlli e migliorare i risultati ottenuti in termini di gettito, incentivando l’adempimento spontaneo e riducendo l’invasività dei controlli nei confronti dei soggetti a basso rischio”.

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Infine un rilievo decisivo viene dato, e questa non è certo una novità, alle nuove procedure di collaborazione inaugurate attraverso l’invio di comunicazioni dirette ai contribuenti per la risoluzione pacifica di eventuali contenziosi. Viene infatti messo in evidenza che per il momento sono stati già inviati circa 700mila avvisi, ovvero circa 550mila nel 2016 sui redditi 2012 e altri 150mila circa relativi invece alla dichiarazione precompilata. Ebbene, proprio per incentivare questa nuova formula “collaborativa”, dal prossimo anno è previsto che partiranno altre migliaia di lettere indirizzate a cittadini chiamati a fare chiarezza sulla propria situazione fiscale.

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Una disponibilità che però, sembra voler chiarire l’Agenzia delle entrate, non dovrà mai essere scambiata per arrendevolezza. Anzi, nelle linee guida fornite ai propri dipendenti, c’è l’indicazione chiara di usare se possibile, il pugno duro proprio con quei contribuenti che, chiamati a chiarire, decideranno di non collaborare. In questo senso, ancora una volta, le parole della circolare sono molto chiare: “l’attenzione si concentrerà, naturalmente, su coloro che non hanno giustificato l’anomalia comunicata e che non hanno accolto l’invito del fisco a presentare una dichiarazione integrativa”.

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Ma a tenere caldo il tema fiscale nel nostro Paese ci hanno pensato in queste ore anche i commercialisti che hanno ufficializzato il loro primo sciopero da sempre. In polemica con alcuni aggravi burocratici introdotti dal recente decreto collegato alla legge di Bilancio 2017, i professionisti hanno infatti deciso di incrociare le braccia dal 28 febbraio al 7 marzo prossimi, proprio in concomitanza con una serie di adempimenti fiscali ritenuti vessatori. E vedremo ora come deciderà di reagire la politica a questa decisa presa di posizione dei commercialisti.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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