L'Italia vista dall'Ocse
Economia

L'Italia vista dall'Ocse

Il rapporto "Going for Growth 2015" disegna un Paese in crisi: incertezza nel lavoro, pil in calo, scuola inefficiente, fisco iniquo, riforme in ritardo

Eccola l'Italia del lavoro, della scuola, delle riforme presunte e mancate. La disegna l'Ocse nel suo rapporto annuale "Going for Growth 2015". Punto per punto, ecco che Paese è il nostro secondo l'Organizzazione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo economico.

1 - MERCATO DEL LAVORO: l'insicurezza sociale

Il decreto Jobs Act "ha rimosso la maggior parte dei limiti all'utilizzo dei contratti a breve termine per un totale di tre anni" e dà mandato al governo di "introdurre una serie di riforme potenzialmente importanti entro metà 2015" ma deve essere accompagnato da "una rete di sicurezza sociale più estesa e dallo sviluppo di politiche del mercato del lavoro attive" sostiene l'Ocse. È prioritario "un riequilibrio della protezione dei lavoratori, dal posto di lavoro al salario", in quanto l'Italia soffre di "un mercato del lavoro duale" con una protezione "molto alta" limitata ad alcune categorie contrattuali e una rete di sicurezza sociale "relativamente frammentata".

L'esecutivo, secondo l'Ocse, dovrebbe quindi continuare a ridurre questa dualità tramite "una maggiore flessibilità in entrata e in uscita e procedure legali più lineari e meno costose". Quanto alle politiche attive per il mercato del lavoro, l'Osce suggerisce di individuarle attraverso "il sistema di monitoraggio istituito dalla riforma del 2012 per identificare quali misure siano più efficienti dal punto di vista dei costi così da concentrare le risorse su di esse".

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2 - ECONOMIA: il peggioramento

L'Italia ha visto peggiorare negli ultimi anni il proprio distacco rispetto ai maggiori Paesi industrializzati in termini di Pil pro capite e produttività. "La mancanza di una ripresa dalla recessione sta portando il Pil pro capite a restare sempre più indietro rispetto alle principali economie Ocse. La performance della produttività continua ad essere in ritardo e la partecipazione alla forza lavoro debole", scrivono gli esperti dell'Ocse. In base ai calcoli dell'Organizzazione, il Pil potenziale pro capite dopo essere aumentato dello 0,2% medio annuo nel 2003-2008, è in calo dello 0,6% nel 2008-2013. L'utilizzo potenziale del lavoro è passato dal   +0,2% del primo periodo al -0,4% del secondo. Nel dettaglio, il tasso di partecipazione al lavoro, in flessione dello 0,1% medio annuo nel 2002-2008, è diminuito ulteriormente nel 2008-13 (-0,2%), l'andamento del tasso di occupazione è passato da +0,2% a -0,2%. La produttività potenziale dal già poco incoraggiante zero del 2003-2008 è peggiorata dello 0,2% medio annuo nel quinquennio successivo.

3 - PRIVATIZZAZIONI: l'inefficacia

Il programma di privatizzazioni annunciato dall'Italia "non ha raggiunto gli obiettivi prefissati" sostiene l'Ocse. L'organizzazione di Parigi invita quindi il governo a "portare avanti le privatizzazioni ed eliminare i legami proprietari tra enti locali e fornitori di servizi".

4 - SCUOLA: l'inefficienza

Nell'istruzione in Italia c'è un basso rapporto tra benefici e costi e si dovrebbe fare di più per migliorare le chance dei giovani meno qualificati. Così l'Ocse raccomanda alla Penisola di migliorare "l'equità e l'efficienza del sistema di istruzione".

L'Organizzazione dà atto che sono stati aperti nuovi indirizzi professionali specialistici post-secondari. Tuttavia "i frequenti cambiamenti nel management nella agenzia di valutazione della scuola, con un quarto direttore in tre anni, può minare   l'efficacia. Le ristrettezze di bilancio, inoltre, hanno portato la spesa per la scuola nettamente al di sotto della media Ocse". Tra le raccomandazioni: un rafforzamento del sistema di valutazione a livello secondario, convicendo gli insegnanti dei loro vantaggi, l'ampliamento dell'istruzione professionale post-secondaria, l'aumento delle tasse universitarie e l'introduzione di un sistema di prestiti agli studenti con rimborsi basati sul reddito.


5 - FISCO: iniquo e imprevedibile

L'Italia dovrebbe ridurre il cuneo 
fiscale "alto per i salari bassi" e migliorare l'efficienza del
 proprio sistema di tassazione, ritenuto "troppo complicato" dal 
punto di vista normativo, anche nell'ottica di una più decisa 
lotta a un'evasione che rimane "elevata". Sono i suggerimenti
 contenuti nel capitolo dedicato all'Italia del rapporto "Going 
for Growth 2015" dell'Ocse.


L'organizzazione di Parigi critica le "frequenti modifiche 
alle tasse sugli immobili", che hanno portato "instabilitè e 
incertezza" e invita l'Italia a "ridurre le distorsioni e gli 
incentivi a evadere riducendo le elevate aliquote nominali e
 abolendo numerose voci di spesa". Secondo l'Ocse, occorre 
inoltre "ridurre l'instabilità della legislazione fiscale
 evitando le misure provvisorie" e "mantenendo l'impegno a
 evitare le sanatorie fiscali", nonchè "continuare a ridurre le 
tasse sul lavoro quando la situazione fiscale lo consente".


6 - RIFORME: Il ritardo

"Gli sforzi di riforma dell'Italia sono rallentati rispetto al 2011-12 e pertanto c'è un ritardo rispetto agli altri Paesi periferici dell'area euro" dice l'Ocse. Tuttavia "il Governo ha recentemente completato i primi passi di un programma complessivo di riforma strutturale. Perseguire questo programma con determinazione, contestualmente all'effettiva attuazione delle riforme precedenti, dovrebbe contribuire a una crescita più forte e più inclusiva". In particolare lo studio ricorda il lancio dell'"ambizioso programma di riforme" del Governo Renzi nel mercato del lavoro, della protezione sociale, del sistema fiscale e di quello giudiziario. L'Ocse insiste d'altro canto sul fatto che "alcune delle importanti misure prese nel 2012 come pure nel 2013 devono ancora essere attuate".

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Redazione Economia