Licenziamenti? Meglio parlare di posti di lavoro persi
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Economia

Licenziamenti? Meglio parlare di posti di lavoro persi

A fronte di oltre 10,374 milioni di uscite dal mondo del lavoro, nel 2012 sono stati creati 10,211 milioni di posti. Ma lo "spread sociale" è negativo e in caduta libera rispetto a due anni fa

La notizia del milione di persone licenziate nel corso del 2012 non è importante. Ciò che è davvero importante è il numero di posti di lavoro persi nel corso del 2012 risultanti dalla differenza tra licenziamenti e nuove assunzioni. È una sorta di spread sociale: la differenza tra quanti posti “saltano” e quanti il sistema industriale italiano è in grado di generare.

Secondo le tabelle del ministero nel 2012 i posti di lavoro che si sono persi sono, esattamente 10.374.010. In questa cifra sono compresi non solo i licenziamenti, che sono stati, appunto, 1 milione (1.027.462 per la precisione) ma anche i pensionamenti, le dimissioni, e le scadenze contrattuali. I nuovi posti di lavoro che l’Italia ha creato sempre nel 2012 sono stati 10.211.317. Lo “spread sociale” è, quindi, negativo per 162.693 posti di lavoro in meno, pari a 446 posti di lavoro in meno al giorno. Ecco: i numeri importanti sono esattamente questi: nel corso del 2012, secondo i dati del ministero (non confrontabili con quelli dell'Istat) nel 2012 i posti in meno sono stati 162.693 pari a -446 al giorno.

Per avere un'idea di quanto grave sia (diventata) la situazione occorre andare di nuovo alla fonte, le tabelle ufficiali del ministero, e fare un po' di conti sugli anni precedenti per verificare a che livello era lo "spread sociale" prima del 2012. Il ministero, a questo riguardo, ha dati che risalgono solo fino al 2009, ma qualche conto interessante lo si può fare comunque.

Nel 2009 il saldo è stato negativo di 364.239 unità, Nel 2010 il saldo è stato invece positivo per 272.160, nel 2011 è stato ancora positivo per 145.749 mentre nel 2012, come abbiamo visto, il saldo crolla a meno 162.693 posti di lavoro. In altre parole si può dire che negli ultimi quattro anni lo “spread sociale" è stato positivo per 2 e negativo per gli altri due e che in un solo anno è letteralmente crollato.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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