Liberiamoci dei due ladri
Economia

Liberiamoci dei due ladri

Quello pubblico e quello privato. Forse così ce la faremo

Esistono concretamente esempi di contribuenti pressoché giustificati nella propensione alla non totale estinzione della propria obbligazione fiscale? In apparenza è un problema di filosofia morale, e naturalmente da questo punto di vista la massima evangelica «restituite a Cesare quel che è di Cesare» (restituite, non date, in greco originale il verbo è inequivoco) implica il «favor fischi», ciò che anche Cassazione e Corte costituzionale sposano, cioè «lo Stato ha sempre ragione».

Nella realtà italiana non è così. Da noi il discrimine della filosofia morale attraversa e investe entrambi gli attori del rapporto: lo Stato e il contribuente. Conosco e ho documentato a Radio24 bizzeffe di casi in cui lo Stato pretende per sé oltre il 90 per cento e talora anche oltre il 100 per cento del reddito di un’impresa.

In tutti quei casi siamo ben oltre la legittima pretesa morale, lì è lo Stato a essere ladro, e demente il legislatore che non se ne renda conto, immediatamente correggendo un sistema che getta imprese e lavoro sul lastrico.

Dall’altra parte, è e resta ladro il contribuente che si ostina a nascondersi totalmente o pressoché, convinto di vivere ancora nei decenni in cui politica e Stato celebravano un iniquo patto in cui all’alta spesa in deficit corrispondevano vaste aree di evasione geograficamente e socialmente tollerate.

Il ladro pubblico e il ladro privato si sommano ai danni dell’impresa e dell’italiano medio. Liberarsi di entrambi i ladri è ciò che dovrebbe unire i più.

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