Economia

Perché le tasse comunali rischiano di aumentare ancora

La Legge di Stabilità prevede 1 miliardo a favore dei sindaci dall'allentamento del Patto di Stabilità, ma tagli per oltre 6 miliardi agli enti locali

Gli obiettivi dell'Anci si scontrano con la legge di Stabilità...Ansa

Il premier Renzi potrebbe non raccontarla giusta. Ha annunciato un miliardo di euro per allentare il patto di stabilità interno, che negli ultimi anni ha imbrigliato i sindaci (e non poco) sul fronte delle spese. "In soldoni i comuni avranno il 70% di spazio in più. Mi piacerebbe essere un sindaco con questa legge", ha detto il premier, che sindaco (come sanno tutti) lo è stato sul serio fino allo scorso anno.


Legge di Stabilità, le misure del governo Renzi


"Un passo significativo nella direzione del superamento del Patto", ha risposto il collega di partito e sindaco di Torino, Piero Fassino, che è presidente dell’Anci, l’associazione dei comuni. In questi giorni Fassino è tornato a chiedere "che la legge di Stabilità superi la farraginosità e la opacità dell’attuale sistema della fiscalità locale, attribuendo ai comuni una fiscalità semplice e in esclusiva".

Anche perché il miliardo guadagnato rischia di tornare subito indietro: la manovra prevede sì 18 miliardi di tasse in meno, tra cui il miliardo a favore dei comuni, ma anche sacrifici per gli enti locali da oltre 6 miliardi, di cui 1,2 miliardi dai comuni. I sindaci non nascondono la loro preoccupazione per la dimensione dello sforzo finanziario che viene ancora chiesto loro, cui, tra l’altro, si aggiungono altri 300 milioni di tagli sul 2015 derivanti da provvedimenti degli anni scorsi.

Negli ultimi 6 anni, ha ricordato Fassino, i comuni hanno contribuito alle casse dello Stato per 17 miliardi, di cui 8 per minori trasferimenti e 9 miliardi per contributo al patto di Stabilità. Non solo. A preoccupare i sindaci c’è anche il fatto che i tagli chiesti a province (1 miliardo) e regioni (4 miliardi) possano penalizzare a loro volta i trasferimenti di questi enti ai comuni.

Il forte aumento dalla tassazione comunale registrato è da addebitare ai pesantissimi tagli nei confronti degli enti locali

Fassino esagera a lamentarsi? Forse no. Il forte aumento dalla tassazione comunale registrato in questi ultimi anni è da addebitare, infatti, ai pesantissimi tagli ai trasferimenti che lo Stato centrale ha praticato nei confronti degli enti locali.

Come si ripercuotano sulle tasche dei cittadini, lo ha spiegato di recente la Cgia di Mestre: il centro studi guidato dall'instancabile segretario Giuseppe Bortolussi ha calcolato che tra il 2010 e il 2014 i sindaci di Bologna, Roma e Bari hanno subito una sforbiciata delle risorse del 48%, Milano del 63% e Venezia addirittura del 66%.

E quest’anno i loro cittadini (tra Tari, Tasi e addizionale Irpef) pagheranno le tasse comunali più alte d'Italia: considerando una famiglia tipo di 3 persone, il peso economico è di 1.610 euro in media a Bologna, di 1.414 a Bari e di 1.379 euro a Milano (per un'abitazione di tipo A2), mentre a Roma è di 1.100 euro per un’abitazione più economica di tipo A3. "Con questi tagli i Comuni sono stati obbligati a ridurre i servizi e ad aumentare le tasse locali, penalizzando soprattutto le famiglie meno abbienti", ha chiosato Bortolussi.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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