Legge di Stabilità e calciatori: la nuova tassazione che rischia l'autogol
Paolo Magni/Ansa
Economia

Legge di Stabilità e calciatori: la nuova tassazione che rischia l'autogol

Un emendamento alla manovra economica cerca di combattere l'elusione fiscale nel mondo del pallone, ma potrebbe rivelarsi un flop. L'opinione del tributarista Sergio Sirabella

E' stato ideato per combattere l'elusione fiscale nel mondo del calcio, dove i soldi scorrono a fiumi. Alla fine, però, un recente emendamento alla Legge di Stabilità, promosso da alcuni deputati del Partito Democratico, potrebbe rivelarsi ben poco efficace. Si tratta di una norma che affronta una questione un po' complessa, legata alla girandola di parcelle milionarie che si muovono di solito tra i club calcistici, i giocatori ingaggiati (e strapagati) e gli agenti che li accompagnano nelle trattative sui rinnovi contrattuali.

Ogni calciatore professionista, si sa, ha sempre al proprio fianco un procuratore di fiducia che, ovviamente, riceve un compenso per il lavoro che svolge. A versare i soldi a questo professionista, al posto del giocatore ingaggiato, spesso è lo stesso club calcistico che, in questo modo, ottiene un notevole risparmio fiscale. La società sportiva, infatti, può dedurre la somma versata all'agente dal proprio reddito imponibile, pagando così meno tasse: non soltanto quelle che gravano sui profitti societari ma anche l'iva, poiché l'imposta sul valore aggiunto applicata sulle parcelle del procuratore può essere detratta dall'iva totale, dovuta ogni anno dal club calcistico, per i ricavi fatturati.

GUERRA ALL'ELUSIONE

Sono tutte operazioni legali ma che, secondo chi ha proposto l'emendamento alla manovra economica, nascondono in realtà delle pratiche di elusione fiscale. Se i compensi agli agenti venissero invece inclusi negli ingaggi dei giocatori (e tassati come tali), di sicuro subirebbero un prelievo fiscale maggiore. Il perché non è difficile da capire: i calciatori di serie A, infatti, guadagnano parecchio e sono soggetti a un'aliquota d'imposta (cioè dell'irpef) molto elevata, che supera sempre il 40%. Inoltre, non va dimenticato che le trattative tra i club di calcio e i loro campioni vertono sempre sui compensi netti e non su quelli lordi. In altre parole, prima di accettare o meno un ingaggio, il calciatore vuole veder scritto nero su bianco quanto gli entrerà effettivamente in tasca. A tutto il resto, cioè alle tasse da pagare ma anche a una parte delle spese-extra per gli agenti, deve pensarci la squadra. Proprio per questa ragione, cioè per delle finalità di risparmio fiscale, alle società sportive conviene far figurare i compensi che spettano ai procuratori come voce di spesa diversa, e ben distinta, dall'ingaggio vero e proprio del giocatore.

Ora, però, l'emendamento alla Legge di Stabilità (proposto dai deputati del Pd, Antonio Castricone e Stefania Covello) cambia le carte in tavola. Secondo la nuova norma, infatti, il 15% dei compensi corrisposti dalle società sportive agli agenti di un calciatore (ma anche a quelli dei tesserati delle altre discipline agonistiche, dal basket e alla pallavolo), dovrà essere considerato come un fringe benefit, cioè come una parte di stipendio-extra pagato al giocatore. In tal modo, il peso delle tasse su questi compensi aumenterà.  “Nel testo della norma”, sottolinea però Sergio Sirabella, tributarista e counsel dello studio Legalitax, “ci sono alcuni elementi che consentiranno comunque di mettere ancora in atto pratiche di elusione fiscale, che vanno proprio nella direzione opposta rispetto agli obiettivi iniziali dell'emendamento”.

I DIFETTI DELLA LEGGE

Il tributarista sottolinea infatti un un dettaglio tutt'altro che trascurabile, contenuto nelle nuove norme: da quel 15% dei compensi che verrà sottoposto a una tassazione più alta, la legge permette al calciatore di detrarre le somme di denaro che dimostrerà di aver versato effettivamente di tasca propria all'agente. Ed è proprio su questo punto che la norma anti-elusione potrebbe fare flop. C'è infatti il rischio concreto che il giocatore paghi all’agente una cifra studiata in qualche modo a tavolino (o decisa con un accordo sotto banco) al solo scopo di ridurre il peso delle tasse. Esempio: si ipotizzi che un calciatore versi all procuratore un importo pari al 15% del compenso corrisposto allo stesso agente dalla società di calcio. In questo caso, il fringe benefit tassato in capo al giocatore si annulla completamente e, per il fisco italiano, il guadagno è praticamente pari a zero. Fatta la legge, insomma, trovato l'inganno.

Senza dimenticare, poi, il rischio che si verifichino degli episodi di doppia imposizione, contrari alle leggi fiscali. Una parte degli stessi compensi che hanno già subito un prelievo fiscale in capo all’agente sarebbero infatti tassati nuovamente in capo al giocatore come fringe benefit.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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