Lavoro temporaneo, vantaggi e svantaggi in Italia
Benjamin Haas per Istock
Economia

Lavoro temporaneo, vantaggi e svantaggi in Italia

Valutato positivamente dai lavoratori e dalle aziende di altri Paesi europei, in Italia stenta a decollare nonostante offra opportunità reali

Già adesso, ogni mese, il lavoro temporaneo coinvolge in media 250.000 lavoratori italiani che durante l'incarico godono per legge degli stessi diritti e doveri del lavoratore assunto direttamente dall'azienda: al lavoratore spetta una retribuzione non inferiore a quella dei dipendenti del soggetto utilizzatore e sia l'Agenzia somministratrice che l'utilizzatore, sono tenuti a pagare tutti i trattamenti retributivi e contributi previdenziali previsti dalla legge e dal contratto nazionale di riferimento. Se nei paesi con una più lunga tradizione di utilizzo di lavoro temporaneo, c'è una percezione più chiara delle opportunità e dei vantaggi offerti da questa tipologia di lavoro, nei paesi di più recente inserimento, come l'Italia, la percezione risente di questo ritardo, infatti solo il 36,7% dei lavoratori lo valuta positivamente.

L'analisi viene da un'indagine condotta da Page Personnel, agenzia specializzata in recruitment, somministrazione ed inserimento di impiegati e giovani professionisti qualificati, realizzata sul lavoro temporaneo che ha coinvolto 17 paesi nel mondo, compresi quelli che rappresentano i principali mercati del lavoro temporaneo, come Usa, Regno Unito, Francia, ed altri di più breve inserimento ma in forte crescita, come Italia e paesi dell'Europa Meridionale.
 
La percezione delle aziende italiane, secondo Page Personel, viene in realtà contraddetta dalle reali opportunità offerte dal lavoro temporaneo. Dallo studio infatti emerge che al 19,8 % degli italiani (1 su 5) è stato offerto un contratto a tempo indeterminato dal datore di lavoro al termine dell'incarico temporaneo, un risultato solo leggermente inferiore alla media globale (23,1%). Inoltre, il 93,1% degli italiani dichiara di essersi sentito integrato all'interno dell'azienda nella maggior parte degli incarichi temporanei assolti, un dato persino superiore alla media globale che si assesta all'83,6%.
 
"In Italia il lavoro temporaneo piace ancora poco, e non solo per il resistente "mito" del posto fisso bensì per una scarsa informazione "tecnica" sul contratto e le sue garanzie e per un uso ancora poco evoluto del lavoro temporaneo da parte di alcune aziende" afferma Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel Italia.

Infatti, se da una parte la maggioranza dei datori di lavoro intervistati in Italia pensa alla somministrazione di lavoro temporaneo come risposta a necessità a breve termine, in linea con i risultati globali, dall'altra, tra le motivazioni principali per utilizzare il lavoro temporaneo, 2 datori di lavoro italiani su 3 indicano anche la possibilità di identificare candidati per posizioni a lungo termine (69,9%). Un segno evidente che il lavoro temporaneo è sempre più uno strumento, non solo quantitativo, ma anche qualitativo di gestione delle risorse umane. Non stupisce quindi che esso sia valutato positivamente da 4 datori di lavoro su 5 (79,3%), perfettamente in linea con la media globale (80,4%).
 
Valutazione positiva che si rispecchia anche in relazione all'immagine aziendale. Quest'ultima, secondo 2 datori di lavoro italiani su 3 (65,9%) non riceve alcun impatto negativo dall'utilizzo di lavoro temporaneo. Lo sviluppo e la crescita del lavoro temporaneo portano con sé un sempre più strategico ruolo delle agenzie che lo somministrano. Una percezione di "utilità" condivisa anche dai lavoratori, che valutano le agenzie di lavoro temporaneo importanti punti di riferimento per chi ha perso il lavoro e ne cerca un altro (54,7%) e per i neolaureati (42%) come approccio iniziale alle professioni.
 
In Italia però il lavoro temporaneo si scontra con alcune criticità prime fra tutti le difficoltà di accesso al credito e ai mutui. Non a caso, nel citare le maggiori sfide affrontate durante gli incarichi temporanei, il 31,6% dei lavoratori italiani ha fatto riferimento alla difficoltà di ottenere mutui, un dato significativamente superiore alla media globale (solo 11,1%). Una differenza che risente dello storico "attaccamento" tutto italiano alla "casa di proprietà".
 

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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