Lavoro: perché il peggio deve ancora venire
Ansa/Luigi Mistrulli
Economia

Lavoro: perché il peggio deve ancora venire

Bene i dati di agosto, ma nell'ultimo trimestre dell'anno il numero di rapporti di lavoro avviati è sempre inferiore rispetto al trimestre precedente

È vero, come dicono Filippo Taddei (responsabile economico del Pd) e Giuliano Poletti (ministro del Lavoro) che gli ultimi dati dell'Istat non sono solo neri. Qualche sprazzo di luce c'è. Ad esempio: il numero di occupati, che in agosto è cresciuto di 32mila unità, e il numero di disoccupati, sceso di 82mila unità, solo che le note positive finiscono qui. E anche a volersi fermare a questi due numeri, non c'è molto da esultare.

Tradizionalmente, infatti, il numero di rapporti di lavoro attivati cresce durante i mesi estivi soprattutto per via dell'aumento del lavoro stagionale legato al turismo. In agosto gli occupati sono cresciuti, è vero, ma pare che l'aumento sia stato meno sostanzioso di quello che avrebbe potuto essere. La Coldiretti, infatti, segnala che, sempre in numeri assoluti, l'occupazione giovanile in agosto è scesa di 88mila unità soprattutto a causa del maltempo estivo che ha ridotto la richiesta di lavoratori stagionali. E, a farne le spese, sono stati proprio i giovani. Il cui tasso di disoccupazione totale, per inciso, segna un nuovo record toccando il 44,2%.


Disoccupazione giovanile al 44,2%: è nuovo record


Se si getta lo sguardo verso il futuro si scopre una situazione preoccupante. Tradizionalmente, infatti, il numero di rapporti di lavoro scende verso la fine dell'anno. Se si guardano i dati diffusi trimestralmente dal ministero del Lavoro, si scopre che questa tendenza è costante. Il numero di rapporti di lavoro attivati nel terzo trimestre (luglio-agosto-settembre) è sempre più alto di quelli attivati nell'ultimo (ottobre-novembre-dicembre). Questo significa che i tre mesi più difficili sul fronte dell'occupazione devono ancora iniziare.

Ma forse più preoccupanti ancora sono il dato sulla fiducia delle imprese, che è calato per il quarto mese consecutivo a settembre (-0,3 punti rispetto ad agosto), e il dato sulla deflazione di settembre, mese durante il quale l'indice dei prezzi al consumo è calato dello 0,1% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente e dello 0,3% rispetto ad agosto.

Naturalmente il dibattito attorno a questi numeri non può non incrociare quello sull'articolo 18, che ieri la direzione del Pd ha deciso di riformare. Secondo Sel "bisogna passare dal Job Act al Job Fact: meno chiacchiere e più investimenti per rilanciare la domanda e l'occupazione". Il rilancio, replica in una nota il ministero del Lavoro, dipenderà "dalle scelte di investimento delle imprese e di consumo dei cittadini che sono state e saranno sostenute dall'azione di riforma".

I più letti

avatar-icon

Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

Read More