Lavoro: la ricetta di Hollande per i giovani e il modello tedesco
Economia

Lavoro: la ricetta di Hollande per i giovani e il modello tedesco

Così Francia e Germania combattono la disoccupazione, con misure che l'Italia non può (o non vuole) attuare

Spingere le aziende ad  assumere i giovani, con incentivi che arrivano fino al 75% dello stipendio.  E' la nuova ricetta per combattere la disoccupazione che, secondo recenti indiscrezioni di stampa, sarà adottata in Francia dal neo-presidente socialista, Francois Hollande. Il piano del governo di Parigi, per ora non ancora confermato né smentito ufficialmente, costerebbe alle casse dello stato transalpino circa 2,3 miliardi di euro e dovrebbe garantire, entro il 2014, un impiego a 150mila disoccupati francesi di età inferiore ai 26 anni.

Le agevolazioni non verranno erogate in maniera indiscriminata, cioè a tutte le imprese, ma saranno circoscritte ad alcuni settori strategici per l'economia nazionale come le tecnologie digitali, la salvaguardia dell'ambiente e il risparmio energetico, l' agricoltura biologica,  l'assistenza agli anziani e il turismo.

MODELLI DIVERSI.

La Francia sembra così aver trovato la propria strada (giusta o sbagliata che sia) per combattere la disoccupazione giovanile che, nel mercato del lavoro transalpino, è indubbiamente molto alta: attorno al 23%, un livello ben al di sotto di quello dell'Italia (35% circa), ma leggermente superiore alla media di Eurolandia (22,6%). La ricetta di Hollande si inserisce pienamente nella tradizione della politica  francese, dove l'interventismo statale nell'economia (spesso basato sull'aumento della spesa pubblica) ha una lunga storia alle spalle.

Tuttavia, quello francese non è certo l'unico modello esistente in Europa per spingere i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro. Appena al di là del Reno c'è infatti anche il modello tedesco , basato principalmente su un utilizzo virtuoso dell'apprendistato e incentrato su  stage o tirocini nelle aziende, che iniziano quando gli studenti tedeschi sono ancora minorenni. E' il cosiddetto Sistema Duale , basato sull'alternanza tra scuola e lavoro e sulla stretta collaborazione tra le imprese e il ministero dell'istruzione. A giudicare dai numeri, si tratta di un modello che funziona abbastanza bene, visto che in Germania la disoccupazione giovanile è attorno all'8%, quasi un terzo della media  europea e più o meno lo stesso livello che si registra  in Austria, un'altra nazione che ha sposato pienamente il sistema duale.

SOLUZIONI ALL'ITALIANA.

Tra le soluzioni adottate dai governi di Parigi e Berlino, è difficile però capire quale sia invece la strada intrapresa dall'Italia. Sicuramente non la stessa di Hollande che risulterebbe troppo costosa per il bilancio pubblico, almeno secondo il premier Mario Monti. Non a caso, l'idea di abbassare le tasse e i contributi sui salari dei giovani, avanzata la scorsa settimana dal ministro del welfare Elsa Fornero, è stata subito bocciata dal presidente del consiglio in persona, perché incompatibile con le politiche di rigore del governo. Sembra dunque un sogno poter realizzare un progetto simile a quello proposto da Gustavo Piga , economista dell'Università di Tor Vergata, che ha lanciato da tempo un appello per assumere a spese dello stato circa 1 milione di giovani disoccupati, creando una sorta di  nuovo servizio civile nazionale che costerebbe 16 miliardi di euro all'anno.

Nelle  intenzioni della Fornero c'è invece l'adozione di un modello più simile a quello della Germania, che piace molto a Michele Tiraboschi , giuslavorista dell'Università di Modena ed ex-allievo di Marco Biagi. Nell'ultima legge sul lavoro, infatti, è stata inserita dalla Fornero anche una riforma dell'apprendistato (già iniziata da Maurizio Sacconi, ministro del welfare nel governo Berlusconi), che si basa proprio su percorsi di formazione per i giovani,. Peccato, però, che il sistema tedesco, a differenza dell'interventismo pubblico di Hollande, richieda un bel po' di tempo per essere applicato e per  entrare a regime. E purtroppo,  su questo fronte, l'Italia ha dimostrato più volte di non essere particolarmente virtuosa.

DIECI  ANNI DI ATTESA.

Già la legge Biagi del 2002, infatti, aveva provato a far decollare un nuovo contratto di apprendistato di primo livello, basato su percorso di formazione professionale, gestito dalle aziende in collaborazione con le Regioni e destinato agli studenti minorenni che frequentano ancora gli istituti tecnici e professionali. A distanza di quasi 10 anni, però, l'apprendistato di primo livello  è rimasto fermo al palo e soltanto alcuni enti, come la Provincia Autonoma di Bolzano o la Regione Lombardia hanno avviato delle esperienze di questo tipo.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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