Lavoro: così la Fornero vuol cambiare (di nuovo) i contratti a termine
Economia

Lavoro: così la Fornero vuol cambiare (di nuovo) i contratti a termine

Il ministro del welfare ha deciso di fare marcia indietro e di allentare i vincoli sulle assunzioni temporanee, da lei stessa introdotti. Ecco cosa vuol fare

Un'altra modifica, l'ennesima, all'ultima e contestatissima riforma del lavoro approvata dal governo Monti. E' ciò che bisogna aspettarsi nei prossimi mesi, dopo l'intervista rilasciata al Sole24Ore dal ministro del  welfare, Elsa Fornero , che della nuova legge sul lavoro è stata l'autrice.

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

Oggetto del cambiamento saranno le regole sui contratti di assunzione a tempo determinato, su cui la riforma Fornero ha impresso uno stretto giro di vite, per  agevolare i rapporti di lavoro più stabili. Presto, però, queste nuove  norme saranno rese più flessibili, per evitare un'emorragia occupazionale in tutto il paese.

COME CAMBIANO I CONTRATTI DI LAVORO CON LA LEGGE FORNERO

In particolare, la nuova legge sul welfare ha allungato notevolmente l'intervallo di tempo che deve trascorrere tra la scadenza di un contratto a termine e il suo  successivo rinnovo. Se l'assunzione iniziale ha una durata inferiore a 6 mesi, la pausa tra un contratto e l'altro deve essere di almeno 30 giorni (contro i 10 giorni previsti in precedenza). Se invece l'assunzione a termine ha una durata iniziale superiore a un semestre, l'intervallo di tempo tra il vecchio e il nuovo contratto deve essere di almeno 3 mesi (mentre prima della riforma bastavano soltanto 20 giorni).

TROPPI VINCOLI.

La Fornero ha dunque introdotto dei vincoli molto stringenti, con uno scopo in teoria condivisibile: quello di scoraggiare l'abuso delle assunzioni precarie,  che alcune aziende utilizzano a volte in maniera troppo disinvolta, per evitare il più possibile i contratti a tempo indeterminato. Peccato,  però, che in Italia ci siano anche molte imprese che non possono fare a  meno del lavoro flessibile o temporaneo e che, con l'entrata in vigore  della riforma, si stanno trovando in serie difficoltà. Parecchie aziende, infatti, avrebbero bisogno di rinnovare in tempi brevi i contratti precari dei loro dipendenti, ma non possono farlo proprio a causa dei vincoli imposti dalla legge.

MIGLIAIA DI POSTI A RISCHIO.

A pagare il prezzo di questa rigidità, più che le imprese, rischiano però di essere gli stessi lavoratori, che la Fornero voleva invece salvare  dal precariato. In Italia ci sono infatti ben 400mila contratti a termine che giungeranno scadenza nei prossimi mesi, di cui oltre il 40% soltanto nella pubblica amministrazione. Molti dipendenti precari rischiano dunque di perdere il posto, poiché le loro assunzioni non  possono essere rinnovate in breve tempo, a meno che non si trasformino in rapporti di lavoro stabile (ipotesi assai remota in questa fase di  crisi economica) o in altre forme di collaborazione ancor più  flessibili.

LA MARCIA INDIETRO DEL MINISTRO.

Per questo, la Fornero ha deciso di tornare sui propri passi. Rispondendo alle preoccupazioni di molti imprenditori e di alcuni sindacati, il  governo emanerà presto un decreto interministeriale per accorciare il periodo che intercorre tra la scadenza di un contratto di lavoro a termine e il suo successivo rinnovo. L'intervallo di tempo sarà riportato entro i 30 giorni: un limite un po' più alto di quello in vigore fino a qualche mese fa, ma molto più basso di quello previsto dalla riforma Fornero. Si tratta di una marcia indietro, che dimostra quanto sia difficile combattere la precarietà imponendo vincoli sul lavoro flessibile. Piuttosto, sarebbe meglio agevolare con sgravi contributivi e fiscali le assunzioni stabili: un provvedimento che comporta però qualche costo in più per le casse dello stato.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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