Economia

Lavoro, come diventare venture capitalist

Sul finire del 2011 ho letto una classifica delle parole più rappresentative dell’anno appena trascorso. Alcune erano neologismi, altre termini tecnici emersi a onor di cronaca dai manuali di economia o ancora, parole ritornate in auge dopo lungo tempo. Accanto …Leggi tutto

"Ti aspetta un'emozionante avventura imprenditoriale" (Credits: iStockphoto)

Sul finire del 2011 ho letto una classifica delle parole più rappresentative dell’anno appena trascorso. Alcune erano neologismi, altre termini tecnici emersi a onor di cronaca dai manuali di economia o ancora, parole ritornate in auge dopo lungo tempo. Accanto a spread e primavera araba, uno dei termini più “alla moda” è stato senz’altro startup, espressione per indicare il periodo durante il quale si avvia un’attività imprenditoriale.

Nonostante non sia un termine nuovo, negli ultimi anni viene utilizzato di frequente per rappresentare soprattutto quelle imprese ai loro primi passi legate al mondo dell’information technology e di internet. Oggi sono tante le iniziative imprenditoriali portate avanti da giovani, ma non solo, legate al settore digital e al web, un terreno di sviluppo infinito, in grande espansione e potenzialmente molto redditizio. Basta guardare i successi intercontinentali dei social network o di alcune App per smartphone, solo per fare esempi molto conosciuti, per capire quanto le idee applicate alla tecnologia possano dar vita a progetti di successo.

IL CONTESTO IN CUI OPERA
Strettamente legata alla figura dello startupper, quando i fondi iniziali per strutturare e avviare l’impresa sono consistenti e si rende necessaria la presenza di un finanziatore, troviamo il Venture Capitalist. Una figura chiave che si occupa di valutare le idee e i business plan che gli vengono proposti selezionando le iniziative con potenzialità e prospettive di crescita interessanti e investirci per aiutarle a crescere con la prospettiva di un rendimento futuro elevato.

Esistono diversi modelli di supporto alla crescita delle startup, uno di questi è l’investimento in capitale di rischio con somme economiche molto variabili (dai 300.000 euro al milione di euro). Oltre al supporto economico vengono forniti strumenti e conoscenze nell’ambito gestionale, tecnico, etc. per organizzare e ottimizzare lo sviluppo dell’impresa.

COSA FA
Le principali attività di un Venture Capitalist sono sintetizzabili in tre fasi:
- generazione delle opportunità di investimento: questa fase avviene attraverso la selezione di progetti ricevuti spontaneamente (screening) e la ricerca attiva di idee interessanti (scouting).
- gestione: questo aspetto comprende attività di analisi e di relazione con le società in cui si è investito e prevede aspetti strategici, partecipazione alla preparazione e alla discussione dei CdA quando si ha una rappresentanza, procurare contatti commerciali e individuare altri investitori per i successivi round di finanziamento.
- negoziazione e strutturazione delle operazioni di investimento: aspetto più burocratico ma indispensabile per i processi di avvio e crescita.

COME SI FORMA
Quello del venture capital è uno scenario eterogeneo in cui è complicato definire in modo univoco profili di crescita. Spesso è più una questione di attitudine che di percorso di studi: gli ex-imprenditori hanno un valore aggiunto, lavorare per una startup è un’esperienza altrettanto formativa. Indicativamente, nei grossi fondi che generalmente operano con investimenti consistenti in startup in fase di espansione è rilevante la componente finanziaria che prevede profili economici, mentre nei modelli di incubazione/accelerazione, che lavorano con startup in fase di lancio o prototipazione, possono essere più adatte le figure “di prodotto” con specializzazioni sul fronte grafico, informatico o ingegneria informatica.

È importante avere ottime capacità relazionali, conoscenze analitiche sia quantitative che qualitative (analisi di mercato, benchmarking), attitudine al rischio e passione per le startup in cui si investe. Dal punto di vista della crescita una figura esperta può aspirare a fare il salto per diventare partner di un fondo. Anche in questo caso è utile l’esperienza sul campo che consente di maturare sensibilità per la gestione aziendale, lo sviluppo del prodotto, l’analisi dei canali di mercato, tutti elementi utili al supporto che può essere offerto alle startup, oltre il denaro.

DOVE LAVORA
Tendenzialmente il venture capitalist lavora in società di investimento, fondi di venture capital, acceleratori e incubatori. I team che seguono i progetti sono piccoli e composti da figure partner, figure associate e figure analyst.

QUANTO GUADAGNA
Essendo un business finanziario il cui andamento è basato sulla performance del portafoglio, spesso capita che una parte importante dello stipendio sia variabile. In linea di massima una figura junior che si affaccia sul mondo del venture capital ha uno stipendio variabile tra i 1.000-1.500 euro mensili. Una figura strutturata può variare dai 50.000 ai 200.000 euro annuali.

SITI/BLOG DA SEGUIRE
www.avc.com
www.bothsidesofthetable.com
www.aifi.it

CHI SEGUIRE SU TWITTER
@erichippeau – Venture capitalist
@Bill_Gross – Fondatore dell’incubatore Idealab

L’INTERVISTA
Abbiamo chiesto a Giuseppe Folonari, Associate in H-FARM Ventures, una Venture Incubator presente in Italia, Usa, Uk e India.

- mi descrivi in 3 righe il tuo percorso?
Ho studiato economia politica e finanza e non sapevo granché di startup e venture capital quando ho terminato gli studi; mi sono laureato in un momento non particolarmente felice per la finanza “tout court” e mi sono, fortunatamente, trovato a considerare anche opportunità di lavoro diverse: ho iniziato a lavorare con un gruppo di angel investor di Milano, Italian Angels for Growth (https://www.italianangels.net): una bella esperienza che mi ha portato a conoscere H-FARM, il venture incubator dove lavoro attualmente.

- che tipo di persone incontri durante la tua attività professionale?
Di ogni tipo, per lo più ragazzi: il profilo dello startupper non è necessariamente legato a un percorso accademico o professionale, anche se nelle startup tecnologiche si trovano per definizione profili tecnici, l’attitudine imprenditoriale è un fattore trasversale.

- il tuo ruolo ti consente di viaggiare, effettuare spostamenti frequenti?
Abbiamo uffici a Seattle e Mumbai e spesso partecipiamo ad eventi di settore in giro per il mondo: giriamo molto anche se il grosso del lavoro è nel nostro campus di fronte a Venezia, dove lavorano con noi circa 200 persone tra staff e startup.

- quante startup vedi e quante ne selezioni?
Circa 500/600 all’anno (45/50 mese): tra tutte queste, ne selezioniamo per un investimento fino a 10 ogni anno.

- che tipo e settore di startup aiuti a crescere?
Ci occupiamo di startup digital media: tecnologie web, mobile, new media. Di solito interveniamo nei primi 12-18 mesi di vita della società, in fase di prototipazione o nei momenti prossimi al lancio sul mercato.

- quanto ti tiene impegnato il tuo lavoro?
Lavorare con le startup significa adeguarsi alle società più veloci sul mercato: dobbiamo adeguarci per essere davvero un supporto per i team in cui abbiamo investito e questo richiede un impegno intenso.

- come ti aggiorni, ci sono libri ad hoc?
Tanti blog e conversazioni con i colleghi alla macchinetta del caffè o al bar dopo il lavoro; un libro su tutti, un classico per chi vuole fare impresa: “The lean startup” di Eric Ries.

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