Lavoro, a chi servono davvero gli incentivi dello stato
ANSA/CLAUDIO PERI
Economia

Lavoro, a chi servono davvero gli incentivi dello stato

Il governo punta a creare 300mila nuovi posti con sgravi sui contributi solo per i giovani. Ma la maggior parte dei disoccupati ha più di 30 anni

L’obiettivo è ambizioso e al tempo stesso ben circoscritto: creare 300mila posti di lavoro tra i giovani italiani con meno di 30 anni, tra i quali il tasso di disoccupazione è molto alto. Per centrare il risultato, in occasione della prossima Legge di Stabilità, il governo intende rinnovare un pacchetto di incentivi alle assunzioni, sulla scorta di quanto già fatto nel 2015 e nel 2016 dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi.

Solo per i giovani

Anche questa volta, le agevolazioni consisteranno in uno sconto sui contributi da pagare  per le aziende che decidono di assumere nuovo personale. Tuttavia, a differenza dei precedenti incentivi che riguardavano tutti i neo-assunti di qualunque età, questa volta le  agevolazioni saranno riservate appunto ai giovani con meno di 30 anni. A confermarlo  è stato nei giorni scorsi Marco Leonardi, consigliere economico della presidenza del Consiglio.

Perché il governo ha deciso di usare due pesi e due misure? La ragione è semplice: i soldi a disposizione non sono molti, circa 2 miliardi di euro, e una platea troppo larga di beneficiari rischia di vanificare l’efficacia delle misure. Per dare uno sgravio consistente sui contributi (si parla di un loro dimezzamento), c’è dunque bisogno di circoscrivere il più possibile il raggio di azione di questi provvedimenti.

Più disoccupati ra gli over 35

Resta da chiedersi, però, se sia giusto o meno concentrare gli sgravi sugli under 30, visto che i disoccupati nelle altre fasce d’età non sono certamente pochi. Anzi, a ben guardare la quantità di senza lavoro tra la popolazione con più di 35 anni supera ampiamente quella che si registra invece  tra le fasce anagrafiche più giovani. Per rendersene conto, basta prendere le serie statistiche dell’Istat, aggiornate ogni trimestre.

Nei primi 3 mesi del 2017, per esempio, in Italia c’erano circa 3,1 milioni di disoccupati. Di questi, meno di 570mila persone risultavano avere meno di 24 anni e altri 900mila tra 25 e 34 anni, per un totale di 1,4 milioni circa. Oltre la metà dei senza lavoro, cioè quasi 1,7 milioni di persone, risultavano avere invece più di 35 anni. Entrando nel dettaglio, sempre secondo le statistiche Istat aggiornate al primo trimestre, ben 735mila disoccupati avevano tra 35 e 44 anni, mentre altri 650mila circa si trovavano nella fascia anagrafica tra 45 e 54 anni. C’è infine un ultimo nucleo di 260mila disoccupati che addirittura risultava avere più di 55 anni.


Più assunzioni tra gli under 25

Considerando che un disoccupato 40enne o 50enne ha spesso ha anche una famiglia da mantenere, c’è dunque qualche buona ragione per dubitare dell’opportunità di destinare gli sgravi soltanto ai giovani. Va detto, tuttavia, che l’esperienza passata ha dimostrato che le agevolazioni alle assunzioni hanno dato maggiori risultati proprio tra i disoccupati meno anziani.

A sostenerlo è per esempio un’analisi di Francesco Beraldi e Ivan Lagrosa giovani ricercatori di economia ed editorialisti de Lavoce.info, che hanno perso in esame gli effetti degli sgravi contributivi del 2015 e del 2016. I due ricercatori sono giunti a un risultato: grazie ai generosi incentivi dati nel 2015 dal governo Renzi, le assunzioni a tempo determinato sono aumentate su base annua di ben l’80% circa tra gli under 24 e di una percentuale assai più modesta, attorno al 50%, tra gli  ultracinquantenni.

Dunque, se  gli incentivi alle assunzioni vengono considerati dal governo come un investimento sul futuro per far entrare finalmente sul mercato del lavoro dei giovani che oggi sono a spasso e hanno ben poche competenze professionali, allora conviene forse concentrare gli sgravi tra gli under 30. Un fatto, però,  resta incontestabile: a differenza dei giovani, i disoccupati con più di 35 anni di età hanno spesso una famiglia sul groppone. Sarebbe bene,  dunque, pensare anche a loro.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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