Chi è l'unico amico (vero) di Marchionne a Torino
Economia

Chi è l'unico amico (vero) di Marchionne a Torino

Il ristorante preferito dal leader di Fiat-Chrysler è quello di un'opera di carità. Dove fa notte a chiacchierare con il fondatore

Sergio Marchionne, attorniato da decine di persone tra uomini della scorta, portavoce e semplici curiosi, vede tra la folla un uomo piccolo dagli occhi vispissimi che lo saluta da lontano. Improvvisamente cambia direzione, si avvicina, lo abbraccia forte e iniziano a chiacchierare. La gente al seguito li guarda da lontano fino a quando, dopo alcuni minuti, un uomo della scorta si avvicina all’amministratore delegato della Fiat e gli dice che nel salone grande lo aspettano in 10mila. Lui lo fulmina con un’occhiata e continua a chiacchierare. Quando ha finito i due si salutano e si danno appuntamento per la settimana successiva a Torino. Marchionne riprende il percorso previsto seguito dal corteo cerimonioso e, con 15 minuti di ritardo, finalmente, inizia a parlare nel salone più grande della Fiera di Rimini alla giornata conclusiva dell’ultimo Meeting di Cl.

L’uomo, sconosciuto a tutti, che soltanto con un cenno di saluto della mano riesce a far deviare la marcia di Marchionne si chiama Dario Odifreddi e dicono sia uno dei pochi amici che il manager si sia fatto in 10 anni di permanenza a Torino. Marchionne e Odifreddi condividono una data, il 2004: quell’anno il primo è diventato amministratore delegato della Fiat e il secondo ha ristrutturato una vecchia fabbrica torinese, le Concerie Fiorio e l’ha trasformata nella “Piazza dei mestieri”, un’opera di carità che recupera i ragazzi difficili di Torino, li toglie dalla strada e gli insegna un mestiere. L’uomo che ha fatto del profitto il proprio idolo che abbraccia sorridente il fondatore di un’opera no profit.

I due si sono conosciuti nell’unico modo che non ti aspetteresti. Un giorno del 2010 Odifreddi, incuriosito dalle gesta di Marchionne riportate con enfasi dai giornali, decide di invitarlo a visitare la “Piazza dei mestieri”. Prende il telefono e compone il numero del centralino della Fiat. Gli passano una delle segretarie, lascia un messaggio e non ci pensa più. Il giorno dopo riceve una telefonata da quella stessa segretaria: “Sergio Marchionne vorrebbe cenare insieme a lei alla Piazza giovedi o venerdi, sempre che lei non sia già impegnato”. Il giovedì successivo, all’ora dell’happy hour, Marchionne è in via Jacopo Durandi a visitare l’opera di carità, sostenuta da donazioni sia pubbliche che private. Odifreddi gli offre birra fatta da aspiranti mastri birrai, e cioccolato, fatto da aspiranti mastri cioccolatai ospiti della “Piazza”. Poi salgono al primo piano e si siedono al ristorante per mangiare il cibo preparato dagli aspiranti cuochi e serviti dagli aspiranti camerieri che lì seguono i corsi professionali ad hoc. L’amministratore delegato della Fiat aveva anche promesso che avrebbe partecipato ad almeno uno dei 20 i eventi che la Piazza ha organizzato, dal 28 settembre al 4 ottobre, per festeggiare i suoi primi 10 anni di vita, ma in quella chiacchierata a Rimini si è scusato di non poter venire: sarà a New York per preparare lo sbarco di Fca (Fiat-Chrysler Automobiles) sul listino americano. Peccato: avrebbe incontrato un’umanità la più eterogenea possibile: da Giorgio Chiellini al ministro Poletti, da Santo Versace a Oscar Farinetti.

Comunque sta di fatto che da quel giorno del 2010, appena può, Sergio molla la scorta, inganna le segretarie e va a mangiare da Dario. Si siede al ristorante della Piazza e inizia a chiacchierare, a volte fino a notte fonda bevendo birra artigianale e mangiando cioccolato. Come si fa con un amico. Uno dei pochi che si è fatto a Torino.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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