Iva, perché il rischio di aumenti si fa più serio
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Iva, perché il rischio di aumenti si fa più serio

Il governo è alla caccia di 10 miliardi e così potrebbero scattare le clausole di salvaguardia con rincari di imposte e accise

Si fanno sempre più insistenti le voci su un possibile rincaro dell’Iva, dopo che il governo ha ammesso la necessità di reperire al più presto circa 10 miliardi di euro per far quadrare i conti pubblici. Una situazione che è stata tra l’altro implicitamente confermata dal viceministro dell’Economia Enrico Morando il quale ha appunto precisato che il governo sarebbe impegnato “a scongiurare l’aumento dell’Iva, con la fermissima intenzione di evitare che scattino le clausole di salvaguardia”. E sono proprio queste ultime a destare i maggiori timori.

Iva: perché potrebbero aumentare le aliquote più basse


A questo proposito è bene ricordare che con l’espressione “clausola di salvaguardia” appunto, si sono definite quelle misure, inserite dal governo nell’ultima legge di stabilità, che sarebbero scattate nel caso i conti pubblici avessero avuto bisogno di una ritoccata. L’intenzione dell’esecutivo infatti è quella di riuscire a far quadrare i bilanci agendo soprattutto sui tagli di spesa e sui risparmi dell’amministrazione pubblica. Un obiettivo avvalorato ancora una volta dalle parole dello stesso Morando secondo il quale “tutto quello che non verrà dalla crescita dovrà venire dalla riduzione della spesa”.

Legge di stabilità: i dieci punti caldi


Una cosa sono però le buone intenzione, un’altra la realtà nuda e cruda dei numeri: e così, su precisa pressione dell’Unione europea, nella legge di stabilità, il governo aveva comunque inserito i provvedimenti che sarebbero scattati nel malaugurato caso i conti pubblici alla fine non fossero stati in ordine. È bene allora, alla luce degli ultimi allarmi scattati in materia, andare a rinfrescare la memoria su quello che potrebbe accadere nel caso dovessero scattare le citate clausole di salvaguardia. I primi effetti si avrebbero proprio sulla già citata Iva. Le aliquote dell’imposta sul valore aggiunto infatti, passerebbero nel 2016 dal 10 al 12% e dal 22 al 24%, nel 2017 dal 12 al 13% e dal 24 al 25% e nel 2018 dal 25 al 25,5%. Ma gli effetti perversi di un mancato rispetto degli obiettivi di bilancio non finirebbero qui.

Benzina, sono le accise a far lievitare i prezzi


A partire infatti dal 2018 scatterebbero anche aumenti delle accise su benzina e diesel, per un valore che a regime dovrebbe portare nelle casse dello Stato almeno 700 milioni di euro. Uno scenario dunque molto fosco, i cui contorni sono stati in parte disegnati dalla Federconsumatori, che ha stimato in circa 850 euro gli aumenti annuali per famiglia, nel caso i sopra citati rincari delle aliquote Iva e delle accise dovessero davvero diventare realtà. Gli effetti infatti non sarebbero solo quelli diretti, ossia l’aumento dei prezzi di numerosi prodotti di consumo, ma a cascata si avrebbero ripercussioni sui costi di produzione e trasporto. Da qui la richiesta pressante affinché il governo trovi al più presto una soluzione finanziaria al problema evitando in tutti i modi l’aumento di imposte e accise. In caso contrario infatti sulle famiglie si abbatterebbe un nuovo salasso in un periodo in cui gli effetti della crisi economica continuano pesantemente a farsi sentire.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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