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Economia

Iva, ecco perché l'evasione in Italia è da record

Secondo i dati della Commissione europea, circa un quarto di tutto il gettito comunitario mancante si registra proprio nel nostro Paese

Il tema dell’Iva continua a tenere banco in Italia. E non solo perché proprio in questi giorni il nuovo governo Lega-M5S sta decidendo se e come intervenire per sterilizzare gli aumenti delle aliquote che da più parti sono considerati una vera iattura in un’ottica di rilancio del commercio.

A fare notizia in queste ore è invece il valore dell’evasione di questa che resta una delle tasse meno rispettate a livello nazionale e non solo. Ebbene, secondo alcuni dati forniti dalla Commissione europea ed elaborati dal Sole24Ore, l’Italia rappresenta il Paese dell’Unione nel quale l’Iva risulta più evasa.

Un vero e proprio primato, del quel avremmo fatto volentieri a meno, e che tra l’altro getta se possibile un’ombra ancora più sinistra sui preannunciati incrementi di aliquote da evitare. Per questa operazione infatti occorrerà trovare nuove risorse, che sarebbero inutili o meglio, utilizzabili per altro, se tutti pagassero regolarmente l’Iva appunto, portando il suo gettito ai livelli consoni per il nostro Paese.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le risultanze che emrgono dai dati che arrivano da Bruxelles.

Percentuali da brividi

Per capire quale sia il livello di evasione dell’Iva in Italia bastano poco e significativi numeri. Il cosiddetto gap di gettito, ossia la differenza tra quanto si calcola si dovrebbe incassare e quanto invece effettivamente il fisco recupera dall’Iva, a livello europeo, è stimato in circa 150 miliardi di euro.

Ebbene in Italia, lo stesso valore, ossia la stessa stima di gap di gettito, è fissato in circa 35 miliardi di euro, ovvero poco più del 23% del totale. Questo significa che quasi un quarto di tutta l’evasione dell’Iva calcolata nell’Unione europea si registra proprio nel nostro Paese.

Una constatazione amara, a fronte della quale risulta una blanda consolazione rilevare che dal 2011 a oggi, il sopra citato gap è effettivamente calato dai 40 miliardi a cui era arrivato.

Cosa fanno gli altri

Se confrontiamo in nostri dati sull’evasione dell’Iva con quelli degli altri partner dell’Unione, scopriamo poi di totalizzare dei numeri decisamente distanti da quella che potrebbe essere una sorta di media comunitaria. Subito dietro di noi infatti c’è la Germania, che sarà pur vero che dal 2011 a oggi ha visto aumentare di 2 miliardi l’evasione dell’Iva, ma il cui valore assoluto al momento viene stimato in poco più di 22 miliardi di euro.

Praticamente quasi la metà della nostra, con una percentuale, sull’evasione complessiva dell’Unione, pari a circa il 14%. E sulla stessa lunghezza d’onda ci sono poi altri due Paesi, ovvero Regno Unito e Francia, che rispettivamente fanno segnare un’evasione dell’Iva stimata rispettivamente ancora in circa 22 miliardi e 20 miliardi. Ossia il 14,7% e il 13,3% del totale comunitario.

Gli impegni futuri del governo

Il nuovo governo gialloverde, e in particolare il nuovo ministro dell’Economia Giovanni Tria, oltre che pensare a come evitare i citati previsti aumenti di aliquote dell’Iva, impegno ribadito tra l’altro per l’ennesima volta in queste ore dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, dovrà dunque anche capire come adeguare i meccanismi di lotta all’evasione dell’Iva stessa.

Qualche passo in avanti è stato fatto con il meccanismo dello split payment, ovvero con il sistema per cui è direttamente la pubblica amministrazione a versare l'Iva nelle operazioni con fornitori privati. Ma a guardare le cifre dell’evasione sopra citate, soprattutto se messe a confronto con i dati dei Paesi partner dell’Unione, la sensazione è che resti ancora molto da fare. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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