Rebus Iva: rinviato l'aumento. Anzi no
Economia

Rebus Iva: rinviato l'aumento. Anzi no

Il rinvio per tre mesi dell'incremento dell’imposta sui consumi da finanziare con nuove accise sui carburanti e con gli anticipi di Irap e Ires salta in attesa della verifica politica

UPDATE: Nella serata di oggi il Consiglio dei ministri avrebbe deciso di non approvare il decreto che blocca l'aumento Iva dal 21% al 22%. Se non dovesse arrivare un chiarimento politico entro lunedì 30 settembre, quindi, da martedì 1 ottobre l'aliquota salirà. Diversamente, in caso di nuovo accordo politico,verrà rinviato (come previsto fino alla serata di oggi) da ottobre a gennaio e finanziato con nuove imposte come indicato nel seguente articolo.

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Sono anni ormai che cambiano le maggioranze parlamentari e si alternano i governi, siano essi politici, tecnici o istituzionali, eppure quando si tratta di reperire risorse necessarie a far quadrare i conti pubblici, la scure si abbatte sempre inesorabilmente e irrimediabilmente sulla benzina e sul gasolio. Le accise sui carburanti rappresentano evidentemente un’attrazione fatale per qualsiasi politico o tecnico alle prese con buchi di bilancio da colmare. E anche il governo in carica, quello di Enrico Letta che si era presentato con l’impegno di dare una sforbiciata alla pressione fiscale, inevitabilmente scivola sulla buccia di banana delle accise.

CARBURANTI, UNA PIAGA CHIAMATA ACCISE

È deciso: se non ci sarà una crisi politica, le accise sulla benzina aumenteranno di 2 centesimi al litro fino a dicembre del 2013 e poi di 2,5 centesimi al litro fino al 15 febbraio 2015. È vero, l’aumento messo in cantiere serve a trovare le risorse per rinviare di tre mesi, da ottobre a gennaio, il rincaro dell’Iva dal 21% al 22% (almeno stando alla bozza del disegno di legge nelle mani dell'agenzia ANSA). Così da gennaio del 2014, quando comunque il rincaro dell’Iva scatterà, oltre a pagare di più una serie di prodotti, ci ritroveremo comunque con la benzina e il gasolio più cari. Il Codacons ha già fatto i conti: 275 euro di rincari a famiglia, di cui 66 per maggiori costi legati al carburante e 209 euro per l'aumento dell'Iva. Una dinamica perversa in cui non si intravvede nessuna strategia fiscale, ma il semplice bisogno impellente di rispondere a necessità che incombono giorno per giorno.

TASSE, IL PROGRAMMA DI LETTA

E come se non bastasse l’aggravio dei prezzi che subiranno alla pompa benzina e diesel, un rincaro che colpirà famiglie e imprese, proprio queste ultime, per le quali il presidente Letta si era impegnato a trovare soluzioni che alleviassero il carico fiscale, si ritroveranno loro malgrado a sopportare un ulteriore peso finanziario. Insieme alle accise per la benzina infatti, sempre a copertura dello slittamento del rincaro dell’Iva, il governo ha in mente di appesantire ulteriormente gli accontidi imposta dovuti proprio dalle società di capitali entro il 30 novembre prossimo.

In pratica le imprese si ritroveranno a fare i conti con anticipi, parola che ormai rappresenta un semplice eufemismo come vedremo, che saliranno per Irap e Ires di due punti al 103%. Avete capito bene, la legge continua a definirli anticipi, ma in pratica le aziende versano tutto il dovuto e anche di più, a parziale acconto, questo sì, dell’anno che verrà. Un provvedimento che nel mondo imprenditoriale dovrebbe far scattare un vero e proprio allarme, visto che finora il tanto auspicato taglio del cuneo fiscale ancora non c’è stato, e all’orizzonte si intravvede con chiarezza soltanto un nuovo inasprimento dei versamenti.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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