Italia-Libia e il business dell'energia
L'Unione energetica europea può salvare l'Italia dal possibile crollo delle esportazioni libiche
Tra incertezze geopolitiche, rivalità diplomatiche, nuove fonti di instabilità di natura politica e strategica, crisi economica e conseguente crollo dei consumi energetici, forse l'unica opportunità che ha l'Italia per mettersi al riparo dall'ennesima oscillazione negli approvvigionamenti energetici è quella di sostenere il progetto di Unione Energetica appena presentato dalla Commissione Europea.
E' questa l'opinione di Nicolò Sartori, ricercatore dell'Istituto Affari Internazionalidi Roma, convinto che l'avanzata dell'auto proclamatosi "stato islamico" in Libia abbia ulteriormente complicato la già precaria stabilità energetica dell'Italia.
L'importanza della Libia come partner energetico
Procediamo con ordine: la Libia è un partner energetico chiave per l'Italia. A dispetto della grave crisi politica che sta attraversando, il paese si è confermato nel 2014 il suo terzo più importante fornitore di gas e il sesto per quel che riguarda gli approvvigionamenti di petrolio. Senza dimenticare che la maggiore compagnia internazionale presente in Libia è l'italiana Eni, operativa dal 1959.
La Libia e lo stato islamico
Le installazioni energetiche libiche sono da tempo nel mirino dei fanatici dello "stato islamico", che ambisce a sfruttarle per auto-finanziarsi. Quindi anche se in questa fase gli attacchi alle infrastrutture libiche rischiano di minare la capacità della Noc, la compagnia energetica nazionale, di mantenere gli attuali livelli di produzione ed esportazione di idrocarburi, lo scenario peggiore possibile è quello che vede le milizie del Califfo impossessarsi di giacimenti da mantenere operativi per raccogliere fondi da chi vorrà acquistare queste risorse, come sta succedendo in Iraq.
Cosa rischia l'Italia
Il problema è che il paese che uscirebbe più danneggiato dalla conquista islamica della Libia è proprio l'Italia. Come spiega Sartori, "l'eventuale tempesta perfetta – problemi col transito ucraino, blocco delle forniture dalla Libia e potenziale instabilità in Algeria, potrebbe creare problemi enormi alla sicurezza degli approvvigionamenti italiani, difficilmente rimpiazzabili con la capacità LNG attualmente disponibile nel paese. Per fortuna, al momento l'unico fattore di rischio davvero realistico è quello libico. Per questioni di interdipendenza (e di necessità economiche: crollo prezzi greggio, sanzioni, crisi rublo), la Russia non potrà permettersi di sospendere le forniture all'Unione Europea, anche in caso di comportamenti scorretti dell'Ucraina sul gas in transito verso l'Europa. Mentre l'Algeria continua per ora a garantire un certo livello di stabilità."
Una possibile alternativa