Italia-Germania, è sfida al Vertice Europeo tra il catenaccio della Merkel e l'attacco (debole) di Monti
Economia

Italia-Germania, è sfida al Vertice Europeo tra il catenaccio della Merkel e l'attacco (debole) di Monti

A Bruxelles, Germania batterà Italia, dicono gli esperti. Può contare su una situazione di forza senza precedenti. Salvo colpi di scena

Vietati pronostici. Nei tempi della grande austerity adesso da battere non è il rigore, ma il pregiudizio, quello che condanna l’euro a un passo dal precipizio. Non sarà nella partita di stasera, Italia-Germania, ma in quella che prende avvio nel pomeriggio che per la moneta unica arriverà il momento delle grandi scelte

È un Eurogruppo in cui la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha promesso: non farà sconti. Il premier italiano, Mario Monti, neanche. Ha il presidente francese, Francois Hollande, dalla sua parte, e anche il leader spagnolo, Mariano Rajoy.

Peccato solo che viste le premesse e soprattutto i precedenti delle loro riunioni a tempo perso è meglio non farsi niente illusioni, anticipano gli esperti interpellati da Panorama.it. Si attendono un match, che si snoderà lungo binari già visti. A corto di decisioni. E soprattutto con un grande sconfitto: il Professore. Salvo colpi di scena.

IL CATENACCIO DELLA MERKEL
Filo da torcere è quello che l'ex pupilla di Helmut Kohl, che la lanciò nella politica nazionale, darà nelle prossime ore a Bruxelles. È il successo economico della sua Germania, che Frau Merkel vuole difendere. Se lo sono sudato i tedeschi, grazie alle riforme varate nell'ultimo decennio in tema di liberalizzazioni, mercato del lavoro e riduzione dei costi dello stato sociale.

E poco importa se dal resto dell'Europa e dagli Stati Uniti oggi piovono critiche per l’eccesso di rigore e l'ostilità verso qualsiasi forma di allentamento dei criteri di controllo dei bilanci.

La cancelliera ha deciso: darà battaglia agli Eurobond , anche se qualcosa, magari sotto un altro nome e con un'altra forma, domani e venerdì, dovrà concedere. Insieme alla Francia Berlino ieri sera ha fatto sapere che approfondirà il tema dell’unione economica e monetaria, poi sarà il turno di quella politica, per arrivare a un’integrazione solidale.

Potrebbe anche considerare con un riguardo maggiore il documento firmato dal Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, dal presidente della Bce Mario Draghi, dal presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker e dal presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, articolato in quattro punti dall'integrazione finanziaria, a quella economica e politica che si è candidato ad essere la traccia su cui lavorare "nei prossimi dieci anni".

L'ATTACCO DI MONTI
Anche Monti ha deciso: non si tirerà indietro: forte del successo dellariforma del lavorose l'Europa non varerà un meccanismo anti-spread non sosterrà latassa sulle transazioni finanziarie . Ma per gli esperti di mercato non c'è scampo: è a lei, non al premier italiano che bisognerà prestare orecchio.

Lo dice Biagio Lapolla, responsabile fixed income presso Royal Bank of Scotland, quando spiega: “L’unione bancaria e le altre proposte sul tavolo richiedono mutualizzazione del debito e oggi non ci sono le condizioni per un’integrazione fiscale tali da permettere che queste soluzioni siano davvero fattibili”.

Per l’esperto basato a Londra “è un processo lungo, che richiederà ulteriori sforzi di discussione”.

Fine della storia e addio ai sogni di gloria del Professore. Non ha dubbi in merito neanche Donatella Principe, responsabile dell'Institutional Business di Schroders Italia. A favore della sua tesi ricorda lo smacco inflitto dall’Unione europea al premier italiano quando settimana scorsa rigettò il suo piano per arginare la crisi bollandolo come tachipirina.

All’Eurogruppo “l’Italia ha margine di contrattazione, ma non nell’ordine in cui vorrebbe; sarà la Germania a dettare il passo: prima metterà i costi, poi i vantaggi perché può contare su una situazione di forza”. Una realtà di fronte a cui il mercato non ha intenzione di chiudere gli occhi. Chiede una soluzione. Adesso o mai più.

“Sono passati 33 mesi dall’inizio del dissesto greco e adesso sa cosa serve e come serve per fermarlo”, riprende Principe. Questa volta “a meno che i capi di Stato europei non dicano non solo cosa faranno, ma anche come lo faranno e in quali tempi” qualsiasi loro dichiarazione di intenti sarà bocciata.

E qui viene il difficile: potrebbero non esserci nuove prove d’appello. Nel vertice della resa dei conti in cui anche la Germania dovrà giocare a carte scoperte c’è solo lo spazio per un miracolo. Forse è proprio quello che oggi vede il Professore in svantaggio.

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