Il debito pubblico? L'investimento preferito dagli italiani
Economia

Il debito pubblico? L'investimento preferito dagli italiani

Secondo una ricerca internazionale Bot e Btp sono amatissimi dai risparmiatori. Ecco perché

Il debito pubblico, per gli italiani, è un problema quando indossano la casacca dei contribuenti. Ma è un'opportunità quando indossano quella dei risparmiatori. Questo grafico è stato realizzato tra il luglio e l'agosto del 2011 dal colosso mondiale del risparmio Fidelity. I ricercatori hanno posto a più di 12mila persone questa domanda: «Negli ultimi 12 mesi, hai comprato titoli del debito pubblico come forma di investimento dei tuoi risparmi?» I risultati sono evidenti: gli italiani sono quelli che più di tutti gli altri vedono nei Bot e nei Btp una forma di investimento. Per i risparmiatori del resto d'Europa, evidentemente, gli investimenti veri e propri sono altri (azioni, fondi, eccetera). 

Come si spiega questa predilezione degli italiani per gli investimenti in titoli del debito pubblico? Molti sono i fattori, ma per ora concentriamoci su due. Il primo è la tradizionale prudenza che caratterizza l'investitore italiano. Il secondo motivo è da ricercare nei rendimenti che i titoli pubblici hanno sempre garantito al sottoscrittore. Secondo un'indagine di Mediobanca, tra il 1996 e il 2012 il rendimento delle società di media capitalizzazione quotate in borsa è stato pari al 8,4% mentre il rendimento garantito dalle grandi società, più solide e (almeno in teoria) più sicure, è stato del 5,6%, che è più o meno quello che rende mediamente un Btp a 10 anni (mentre nello studio di Mediobanca si tratta di 16 anni). In altre parole da noi i titoli di Stato fanno una concorrenza spietata ad altre forme di investimento. Un tema fondamentale per capire come mai, ad esempio, non sono decollate in Italia forme di previdenza integrativa; perchè si investe poco nello sviluppo delle aziende e come mai, se proprio di deve scegliere dove allocare il proprio risparmio, si preferisce comprare una casa anziché rischiare di mettere i propri soldi in aziende quotate. Ci torneremo sopra.

I più letti

avatar-icon

Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

Read More