Inghilterra: recessione finita grazie anche alle Olimpiadi
Economia

Inghilterra: recessione finita grazie anche alle Olimpiadi

L'incremento dell'1% del Pil fa tornare la speranza nel resto dell'Europa

E' bastata una crescita dell'1% a far riaccendere la speranza in tutta l'Europa. Sì, perché il miracolo l'ha fatto l'Inghilterra, che per la prima volta dal 2007 ha registrato un incremento nel Prodotto interno lordo. Limitato, ma sufficiente a convincere l'Occidente e il mondo che la crisi possa essere davvero finita. O che, quanto meno, che le difficoltà economiche e finanziarie che da anni ormai ci fanno vivere in un incubo di austerità e recessione non siano poi così insuperabili come ci eravamo convinti.

Come ha fatto la Gran Bretagna ad ottenere un risultato tanto straordinario quanto inaspettao? C'é chi dice grazie alle Olimpiadi, chi per merito delle iniziative di George Osborne, il Cancelliere dello Scacchiere. Ma c'è anche chi è convinto che questo 1% sia casuale più che eccezionale, e che basteranno i dati del quarto trimestre 2012 a dimostrare quanto sia stata sopravvalutata la performance britannica.

Prima di giudicare, osserviamo i fatti: gli esperti avevano previsto un incremento del Pil dello 0,6%, in cui avevano certamente tenuto conto dei tre fattori cui si fa riferimento oggi per sminuire questo 1% di crescita del Regno Unito. L'effetto olimpico, vale a dire sia la contabilizzazione degli introiti provenienti dalla vendita dei biglietti, indipendentemente dal quando quest'ultima sia avvenuta, e le ricadute positive nei settori di intrattenimento e ristorazione innescato dalla presenza del turismo olimpico. E l'effetto Giubileo, a causa del quale proprio nello scorso trimestre sono aumentati i giorni di vacanza che, insieme al maltempo, il terzo fattore, avrebbero contribuito a far rallentare la crescita più del necessario, creando quindi le premesse per un rimbalzo nel trimestre successivo.

Ecco quindi che anche lo 0,6% previsto si è trasformato in un 1% (che però è quasi il doppio, varrebbe la pena sottolineare), e nonostante alla sofferenza (-2,5%) del comparto immobiliare abbia fatto da contrappeso l'espansione nei settori della distribuzione (1,6%), dei trasporti (0,8%) e dei servizi finanziari (1%), per gli scettici e, soprattutto, per il Primo Ministro ombra Ed Balls "è ancora presto per essere positivi e compiacersi" , perché la crescita è molto debole e l'Inghilterra ha raggiunto soltanto i livelli di benessere di un anno fa, non del 2007, "e con la qualità della vita media che continua a calare, nuove tasse in arrivo, piccole e medie imprese in difficoltà e il resto dell'Europa che arranca, il Governo farebbe meglio a incrociare le dita e sperare che la catastrofe possa essere evitata".

Che sia troppo presto per parlare di miracolo e che sia necessario continuare a monitorare con impegno e serietà l'economia inglese (ed europea) nella speranza che questo trend positivo possa essere confermato e migliorato anche nei prossimi mesi è vero. Ma se anche a fronte di un miglioramento, per quanto minimo, alla fiducia si preferisce il disfattismo, si contribuisce a far svanire le speranze in un prossimo recupero ancora prima che queste ultime riescano a concretizzarsi.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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