Imu, seconda rata: i Comuni non ci stanno
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Imu, seconda rata: i Comuni non ci stanno

Duro attacco dei sindaci alla soluzione decisa dal governo che farebbe comunque pagare molti proprietari di prime case

Proprio quando sembrava che il governo Letta avesse trovata la quadra riguardante la copertura dell’abolizione della seconda rata Imu sulle prime case,il tavolo rischia di saltare di nuovo. Questa volta a salire sulle barricate sono i sindaci che contestano la soluzione adottata dall’esecutivo. E c’è un punto in particolare che agli amministratori locali proprio non va giù. Secondo le norme del decreto infatti, nei Comuni in cui nel 2013 è stata aumentata l’aliquota dell’Imu rispetto a quella del 2012 i contribuenti saranno comunque chiamati a pagare qualcosa.

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In pratica, la differenza tra quanto versato nel 2012 e quanto si sarebbe dovuto pagare nel 2013, viene coperta solo per metà dai fondi dello Stato, mentre per l’altra quota saranno i cittadini a dover mettere mano a portafoglio. Una situazione questa che investirebbe circa 10 milioni di abitazioni dislocate in circa 800 Comuni italiani, e tra essi, cosa ancora più allarmante, alcune delle più grandi città, con in testa Roma e Milano. Ovvio dunque che tanti primi cittadini abbiano alzato i toni. La promessa del governo infatti era quella di non far pagare in toto la seconda rata dell’Imu sulle abitazioni principali, esclusi gli immobili di lusso.

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Ora invece, secondo alcuni stime elaborate dalla Cgia di Mestre, molti proprietari di prime case potrebbero essere chiamati a versare da un minimo di 70 fino a un massimo di 104 euro. Una circostanza che per molti sindaci rappresenta ovviamente un colpo pesante alla propria immagine politica, con possibili conseguenti cali di consenso. Ma non è solo questo a preoccupare. I versamenti in questione infatti dovrebbero essere effettuati entro il prossimo 16 gennaio 2014. Un’attesa che potrebbe mettere in crisi le già traballanti casse di molti Comuni. E’ per questo che il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha parlato apertamente di “follia”, mentre il suo omologo di Roma, Ignazio Marino, ha già preannunciato che in queste condizioni potrebbero essere a rischio numerosi servizi pubblici.

In questo senso dunque la richiesta dei Comuni è molto semplice: il governo deve trovare le risorse necessarie a coprire tutto il mancato gettito del 2013 rispetto al 2012, senza chiamare i cittadini a contribuire. Una soluzione che però non sembra così a portata di mano. C’è infatti un fenomeno distorsivo di cui non si può non tenere conto. Molte amministrazioni locali, secondo una tesi molto diffusa, avrebbero deciso infatti in maniera unilaterale e senza vere e proprie necessità di cassa, di aumentare le aliquote dell’Imu per il 2013, sicure che la parte eccedente sarebbe stata interamente coperta dallo Stato centrale. A questo si aggiunge il fatto che, in molti Comuni, le aliquote in questione non sono state ancora decise, e il termine ultimo per farlo è fissato al 9 dicembre.

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In questo senso quindi un provvedimento del governo che garantisse fin d’ora la completa copertura dei surplus di gettito, potrebbe rappresentare per molti sindaci una irresistibile tentazione ad aumentare le aliquote nella certezza di un completo risarcimento da parte dello Stato. Una matassa dunque difficile da sbrogliare, anche se il viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha già fatto sapere che il governo si impegnerà a trovare una soluzione. Staremo a vedere. Intanto i giorni passano, e le scadenze fiscali si fanno sempre più incombenti, senza che i contribuenti abbiano ancora un quadro chiaro e definitivo su quello che dovranno o non dovranno pagare.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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