La seconda rata Imu non ci sarà: una brutta notizia per le imprese
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La seconda rata Imu non ci sarà: una brutta notizia per le imprese

La copertura all’abolizione potrebbe arrivare da nuove tasse sulle aziende, e Zanetti(Sc) minaccia fin d’ora il voto di sfiducia al governo

“La decisione di cancellare la prima e la seconda rata dell’Imu per il 2013 è già stata assunta, e non si torna indietro”. E’ condensato tutto in queste poche ma chiare parole del premier Enrico Letta il futuro della tassa più odiata dagli italiani: anche la seconda rata dell’Imu sulle abitazioni principali, così come avvenuto a giugno per la prima, sarà dunque abolita. Messa così ci sarebbe da festeggiare, peccato però che resti sul tappeto un problema, ci si permetta la battuta, grande proprio come una casa: quello delle risorse. Nei conti del governo mancano infatti ancora all’appello i 2,4 miliardi derivanti proprio dal gettito dell’Imu. E su questa questione Letta è rimasto al quanto elusivo. “La copertura per eliminare questa tassa è onerosa e difficile, ma ci stiamo lavorando”.

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Un modo come un altro per confermare che ancora non è chiaro da dove arriveranno i soldi. E questo mentre circolano sempre più insistenti le voci secondo cui a pagare dazio saranno, ancora una volta è proprio il caso di dirlo, le imprese. Tra le opzioni in ballo infatti, la più accreditata prevederebbe che la copertura possa arrivare da un aumento degli acconti di Irap e Ires per le aziende che potrebbero salire fino al 116%, con qualcuno che parla addirittura di un pesantissimo 120%. “Si tratterebbe di una vera assurdità, inaccettabile” tuona Enrico Zanetti, deputato di Scelta civica e vicepresidente della Commissione Finanze.

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L’onorevole Zanetti tra l’altro è un vero esperto della materia, essendo un noto commercialista. “Arrivare a far pagare il 120% di acconto su Irap e Ires sarebbe davvero inconcepibile, una vera e propria mazzata per le imprese”. Una prospettiva talmente inverosimile, che il deputato di Scelta civica arriva a minacciare un voto contrario all’intera manovra in discussione: “Lo dico fin d’ora senza timori: se dovesse passare nei confronti delle imprese una misura punitiva di questo tipo sarò pronto a votare il voto di sfiducia contro tutta la legge di stabilità”. Una posizione che la dice lunga su quanto ormai possa risultare insopportabile il peso fiscale che le imprese puntualmente sono chiamate a sopportare.

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Un peso che sarebbe ora di cominciare a tagliare piuttosto che incrementare. Non è più tollerabile infatti che, in un periodo di crisi come quello attuale, proprio mentre faticosamente lo stesso governo cerca di mettere in campo misure volte a rilanciare la ripresa economica, si pensi al mondo delle aziende come a un bancomat sempre disponibile per le esigenze dei conti fiscali dello Stato. E non bisogna tornare troppo indietro con la storia per poter ritrovare casi analoghi. Lo stesso governo Letta infatti, proprio qualche mese fa, decise di coprire il mancato aumento di tre mesi dell’Iva, aumentando già allora gli acconti di Irap e Ires per le imprese dal 99% al 101%. E cosa dire poi, dei continui aumenti delle accise sulla benzina, che puntualmente, oltre a colpire le famiglie, sono un macigno in più per le tante imprese che utilizzano le quattro ruote per far spostare le proprie merci.

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Insomma, l’idea di tassare le imprese per coprire il buco della seconda rata dell’Imu, appare a tanti osservatori esterni una mossa del tutto errata. E ora sarà bene che il governo valuti con cura anche le resistenze fortissime che su questo fronte potrà trovare anche in Parlamento: Zanetti docet.  

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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