Allarme Imu e Irpef, i debiti alle imprese li pagano i contribuenti?
Economia

Allarme Imu e Irpef, i debiti alle imprese li pagano i contribuenti?

C’è il rischio che Regioni e Comuni agiscano sulle aliquote locali per rispettare il decreto sui pagamenti

Rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang per i contribuenti il decreto sui debiti che dovrebbe sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Non è un segreto per nessuno infatti che sono numerosi gli enti locali, tra Regioni e Comuni a versare già attualmente sull’orlo del precipizio finanziario. Figuriamoci dunque che cosa potrà significare per queste amministrazioni dover far fronte a nuovi esborsi, seppur coperti da un prestito statale. Ovvio immaginare dunque che molti di essi potrebbero avere la tentazione di ricorrere alla fiscalità generale, quella che ovviamente si scarica su tutta la collettività, per rispettare le nuove esigenze di cassa.

Tra i più esposti a questo rischio ci sono ad esempio le amministrazioni regionali. Attualmente sono circa una decina infatti le Regioni impegnate in piani di rientro finanziario, soprattutto sul fronte caldissimo della sanità. Quattro di esse in particolare, ossia Piemonte, Campania, Sicilia e Sardegna, non hanno ancora approvato i bilanci previsionali del 2013, una situazione che dunque lascia temere il peggio per i contribuenti in termini tributari. In particolare il rischio in questo caso è un aumento dell’addizionale Irpef. A questo proposito è berne ricordare però, che nel decreto che dovrebbe finalmente sbloccare i pagamenti alle imprese da parte degli enti pubblici, il ministro Vittorio Grilli si è premurato di specificare che nessun tipo di operazione finanziaria di questo tipo sarebbe stata possibile agendo sulle aliquote Irpef.

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Detto ciò però è anche innegabile, che lo stesso decreto preveda che il supporto dello Stato a livello di finanziamenti per far fronte ai pagamenti, può scattare solo nel caso in cui la Regione approvi “misure, anche legislative, idonee e congrue” per coprire i pagamenti stessi. Di qui la facile previsione che qualche amministrazione regionale possa decidere proprio di agire sull’Irpef per farsi trovare “idonea” all’appuntamento con il prestito statale. E’ bene sottolineare, tra l’altro, che già ora la legge concede alle Regioni che hanno necessità di rientrare nei parametri di spending review di aumentare fino al 2,33% l’aliquota di addizionale, fissata normalmente all’1,73%. Tra l’altro le Regioni con i bilanci più disastrati sono stati autorizzati ad arrivare addirittura fino a un massimo del 2,63%. Una logica di incremento della pressione fiscale che in ogni caso dal 2014 riguarderà tutte le Regini che potranno salire al 2,33% e nel 2015 raggiungere la quota del 3,23%.

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Ma se questi sono i timori per le Regioni, non va certo meglio se si scende a livello comunale. Qui ovviamente l’insidia più grande per i contribuenti, e la tentazione più grande per gli amministratori, si chiama Imu. Anche i Comuni infatti per poter sbloccare i pagamenti dovranno accedere ad un fondo che prevede termini di restituzione molto precisi. Un impegno finanziario al quale i sindaci che avranno poca liquidità propria su cui contare potrebbero decidere di rispondere proprio con un incremento delle aliquote Imu. E nel mirino ci sarebbero soprattutto, come già accaduto l’anno scorso, le seconde case. A questo proposito ricordiamo che per quest’anno l’aliquota massima permessa sulle seconde abitazioni è scesa dal 1,06% del 2012 allo 0,96%, ma si tratterebbe comunque di un salasso.

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Ma purtroppo deve trattarsi di una prospettiva molto concreta, se è vero che con il decreto sui pagamenti proprio ai Comuni sono stati concessi termini più flessibili per decidere proprio le aliquote definitive della tassa sugli immobili. Entro il 16 maggio infatti i sindaci potranno stabilire quelle per gli acconti, ed entro il 30 novembre, eventualmente, potranno variarle per definire il saldo di dicembre. Un saldo sul quale appunto potranno incidere proprio le condizioni di bilancio maturate affrontando anche i pagamenti alle imprese. E c’è da scommettere che se i conti non dovessero tornare la già citata tentazione di calcare la mano sull’Imu potrebbe diventare molto realistica.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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