Impiegati statali, perché è ora di mandarli in pensione
Giuseppe Lami/Ansa
Economia

Impiegati statali, perché è ora di mandarli in pensione

La Pubblica amministrazione italiana è tra le più vecchie in Europa, con pochi giovani e molti dipendenti over 50 e 60. Per questo, il ministro Madia vuole un piano di prepensionamenti

Prepensionamenti tra i dipendenti statali, per fare posto alle assunzioni dei giovani . E' l'idea avanzata ieri dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, che delinea dunque un orizzonte un po' diverso da quello prospettato nelle settimane scorse dal commissario governativo Carlo Cottarelli, con la presentazione della spending review, il piano di revisione della spesa statale.

SPENDING REVIEW: I TAGLI AL PUBBLICO IMPIEGO

Se nel piano di Cottarelli si ipotizzano 85mila esuberi nella pubblica amministrazione, per Madia non c'è bisogno soltanto di una riduzione degli organici statali. L'azione del governo, infatti, si concentrerà più che altro sulla mobilità dei dipendenti da un ente a un altro e su un piano di prepensionamenti e di incentivi all'uscita dal lavoro, che consentirà appunto la sostituzione degli impiegati più anziani con giovani neo-assunti.

LE PENSIONI E LA SPENDING REVIEW

Non è un mistero, infatti,che la pubblica amministrazione italiana necessiti di una “svecchiata", più che di un semplice dimagrimento degli organici. Per rendersene conto, basta analizzare le ormai stra note analisi di Forum Pa, società che promuove il confronto tra le pubbliche amministrazioni, le imprese e i cittadini. Secondo i dati ufficiali, gli impiegati pubblici italiani sono tra i più vecchi d'Europa, con una percentuale di giovani under 35 che non arriva al 10% degli organici totali, mentre in Francia la quota è del 28% e in Gran Bretagna supera il 25%. Negli enti pubblici italiani, inoltre, sono praticamente assenti l lavoratori con meno di 25 anni, che rappresentano appena l'1,3% dei tutto il personale e si concentrano per lo più nel settore militare. E' invece elevatissimo il numero degli statali con più di 50 anni, che in Italia sono nel complesso oltre il 44%, contro il 29% circa della Francia e il 30% dell'Inghilterra.

POCHI LAUREATI

Oltre ad avere spesso i capelli bianchi, nel nostro paese gli impiegati dello Stato sono anche meno istruiti di molti loro colleghi stranieri. Dalle Alpi alla Sicilia, la quota dei laureati negli uffici pubblici supera di poco il 30%, mentre il 45% ha il diploma e il 20% ha completato soltanto la scuola dell'obbligo. Ben diversa è la realtà di altre nazioni come la Gran Bretagna, dove la quota di dipendenti statali con una qualifica universitaria e post-universitaria supera il 46%, mentre i diplomati sono più del 50% e soltanto il 3% del personale non ha superato la scuola dell'obbligo. Di fronte a questi numeri, dunque, non è difficile capire perché la pubblica amministrazione italiana sia spesso poco produttiva. Oggi, infatti, molti uffici avrebbero bisogno di risorse fresche, altamente qualificate e aperte alle innovazioni tecnologiche. E invece, negli organici degli enti abbondano i lavoratori nati oltre mezzo secolo fa, quando i computer erano ancora oggetti misteriosi.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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