Impiegati statali, ecco il calendario della mobilità
Ansa
Economia

Impiegati statali, ecco il calendario della mobilità

Il governo prevede un percorso graduale da qui al 2019 con trasferimenti d’ufficio per gli esuberi delle province e senza licenziamenti

Entra nel vivo la procedura di mobilità con cui dovranno essere riallocati i circa 20mila impiegati satatali in esubero delle province che presto verranno abolite. Un primo passo è stato avviato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del bando che prevede la mobilità volontaria per circa 1.000 dipendenti provinciali verso gli uffici giudiziari. Un’iniziativa a cui il governo assegna grande importanza, una sorta di modello apripista di quello che potrà avvenire in futuro, anche su base obbligatoria. Non a caso il ministro della Pubblica amministrazione Maria Anna Madia, ha salutato l’evento con un tweet che ha parlato di vera e proprio “mobilità sbloccata”.

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Ora però il processo deve andare avanti e il calendario approntato dal governo prevede già per martedì prossimo un primo appuntamento dell'Osservatorio nazionale per l'attuazione della legge Delrio, il tavolo cui partecipano Regioni, Anci e Upi oltreché i ministeri della Pa, degli Affari Regionali, dell’Economia e dell’Interno. Sarà in questa sede che verranno decise le prossime mosse in tema di occupazione, che dovranno portare all’abbattimento del 50% dei dipendenti provinciali e del 30% delle future aree metropolitane. Fondamentale in questa partita è verificare però quali siano realmente i  numeri in campo.

Come detto, oggetto di processo di mobilità saranno circa 20mila dipendenti che attualmente hanno un contratto a tempo indeterminato. Di questi però circa 8mila dipendono dai Centri d’impiego che sono esclusi dalle procedure. Dei circa 12mila rimanenti, più di 3mila hanno un’età prossima ai 60 anni. Sono dunque poco più di 8mila gli esuberi per i quali bisognerà studiare una exit strategy che non dovrebbe, per ammissione del governo, comportare in nessun caso il licenziamento finale. Il percorso immaginato, prevederebbe infatti un periodo cuscinetto fino al 2017, durante il quale ai soggetti in mobilità verrebbe confermato in toto lo stipendio attuale.

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Una seconda fase di mobilità, dovrebbe poi prolungarsi fino al 2019. Per questa data l’esecutivo prevede di aver ricollocato efficacemente tutti gli esuberi in campo, anche perché dopo di essa, scatterebbe il pericolo reale di un licenziamento che, come accennato, il governo Renzi tende però assolutamente ad escludere. Per quanto riguarda la destinazione finale dei soggetti ricollocati, resta in pole position sempre il comparto giudiziario. L’inserimento dei primi mille esuberi, realizzato con il bando sopra citato, non è certo sufficiente infatti a colmare le enormi lacune di personale di cui soffrono gli uffici giudiziari.

Anzi, secondo stime molto attendibili della Pubblica amministrazione, i circa 8mila esuberi delle province potrebbero essere funzionali  proprio a riequilibrare le carenze di dipendenti di cui da anni si lamenta il ministero della Giustizia a livello nazionale. Staremo a vedere se, considerando in modo adeguato anche le competenze e le professionalità dei dipendenti oggetto di mobilità, si riuscirà senza spese aggiuntive ad effettuare questo vero e proprio trasloco di lavoratori dalle province e città metropolitane agli uffici giudiziari.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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