Il risparmio energetico per combattere la crisi
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Economia

Il risparmio energetico per combattere la crisi

Acoset, Industrie Bitossi e Alto Calore Servizi: tre esempi virtuosi di realtà italiane che combattono il caro-energia attraverso il rinnovamento tecnologico. Il resoconto dall’Energy Saving Award Omron

Gli sconti sulla bolletta energetica previsti dal cosiddetto Decreto del Fare  rappresentano senza dubbio una buona notizia. In tempo di crisi, si sa, ogni euro risparmiato è un euro guadagnato.

L’impressione, però, è che al di là dagli aiuti e aiutini provenienti dalle istituzioni, le aziende italiane abbiano già imboccato da tempo la strada che porta a un drastico ridimensionamento dei consumi. Questione di sopravvivenza: secondo i dati dell'UE, l’Italia è al terzo posto in Europa per prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali con consumo pari a 2 GWh/anno, superata solo da Cipro e Malta, che però sono due isole (con ben altri costi di distribuzione quindi).

Per molte aziende italiane, si capisce, l’energia è indubbiamente l’onere più duro da sostenere. Una condizione dinnanzi alla quale non restano che due alternative: ridurre l'operatività degli impianti (cosa che però non sempre è possibile), oppure puntare sul concetto di efficienza energetica. Lo dice anche il PAEE (il Piano di efficienza energetica a livello italiano): a seguito degli interventi di miglioramento tecnologico, il settore industriale ha conseguito nel 2010 un risparmio complessivo di 8270 GWh/anno, ma l’obiettivo atteso per il 2016 punta a superare quota 20mila GWh/anno.

Motori elettrici ad alta efficienza, inverter su motori e compressori, impianti di cogenerazione ad alto rendimento, sistemi di refrigerazione e di recupero dei cascami termici: sono questi gli interventi che in questo momento sembrano garantire il miglior rapporto costi/benefici. Lo dimostrano i risultati ottenuti da tutte quelle aziende che negli ultimi anni si sono dimostrate più virtuose nel campo dell’energy saving.

È il caso, ad esempio, di Acoset, Industrie Bitossi e Alto Calore Servizi, le tre aziende italiane premiate in occasione dell'annuale Energy Saving Award , l’evento organizzato da Omron Electronics per celebrare i casi di eccellenza tricolore in materia di efficientamento energetico. Casi emblematici di un’Italia che si rimbocca le maniche per provare a sfuggire al caro-energia.

Il più sorprendente – per valore ed entità del progetto – è senza dubbio quello di Acoset, utility siciliana che opera nella distribuzione dell’acqua che nel 2012 è riuscita a "salvare" ben 1,21MWh di energia elettrica - per un risparmio complessivo pari a oltre 200.000 euro annui - attraverso un intervento su quattro pompe.

Più contenuto, ma non per questo meno rilevante, il taglio di spesa conseguito da Alto Calore Servizi, altra municipalizzata del settore acqua che grazie a una revisione del sito di Mercogliano Cerreto ha ottenuto un risparmio di circa 1,3 MWh, pari a 157.000 euro in un anno.

Infine il caso di Industrie Bitossi, azienda del gruppo Colorobbia leader nella produzione di silicato di zirconio e corpi macinanti in allumina per la macinazione di minerali e ceramiche, che intervenendo in varie fasi di lavorazione ha portato il suo consumo annuo dai 4,33 MWh del 2011 ai 3,26 MWh del 2012, per uno sgravio complessivo in bolletta di 118.000 euro.

Denominatore comune dei tre casi di successo è – oltre alla presenza di soluzioni tecnologiche a marchio Omron – il ridottissimo payback: dai 4 a 12 mesi per ripagare interamente il costo degli investimenti grazie all’alleggerimento della bolletta energetica.

"Le aziende italiane - spiega Marco Vecchio, responsabile Anie/Confindustria – stanno imparando a comprendere quali sono le tecnologie più vantaggiose, quelle cioè che permettono il più rapido ritorno degli investimenti. Componenti come inverter, sistemi di rifasamento dei carichi elettrici, soluzioni per il recupero del calore e la riduzione delle perdite nei sistemi ad aria compressa hanno un payback compreso fra i 4 mesi e i 2 anni e mezzo.

Per molte di loro, vien da dire, il Decreto del Fare è già partito da tempo. E senza alcuna spinta dall’alto.

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