High yield, la “jella” con ritorni del 7-8% l’anno
Economia

High yield, la “jella” con ritorni del 7-8% l’anno

High yield? Per Totò alle prese con “noio volevan savuar…”, battuta indimenticabile della pellicola del 1956 “Totò, Peppino e la malafemmina” di Camillo Mastrocinque, potrebbe avere un significato solo:  “Alta jella”. Altissima. E forse non avrebbe tutti i torti. …Leggi tutto

High yield? Per Totò alle prese con “noio volevan savuar…”, battuta indimenticabile della pellicola del 1956 “Totò, Peppino e la malafemmina” di Camillo Mastrocinque, potrebbe avere un significato solo:  “Alta jella”. Altissima. E forse non avrebbe tutti i torti. Perché i rischi ci sono. Eccome. Ma a quanto pare le obbligazioni ad alto rendimento (questo il significato letterale!) di Stati, istituzioni o società che siano stanno tornando di moda. Proprio perché garantiscono ritorni niente male: 7-8% su base annua, o anche più.

Stando ai signori di Fitch (alle prese con un calo verticale di popolarità, a dire il vero!) nella sola Europa i bond societari chiamati “spazzatura” sfonderanno il tetto dei 60 miliardi di euro di emissioni nel corso del 2012 (erano 10 anni che non si vedeva una cosa simile!). E l’Italia si aggiudicherà una fetta seppure modesta della torta. Le potenzialità ci sono.

Sarebbero almeno una trentina le società nostrane (quotate e non) che potrebbero cimentarsi nell’emissione di obbligazioni. Obiettivo: racimolare quattrini. Ovvio. Le condizioni sono identiche o quasi a quelle necessarie per avere un finanziamento tradizionale. Ma la convenienza è comunque garantita dalla durata dei bond: pluriennali (a differenza delle linee di credito con scadenze spesso annuali e non facili da rifinanziare in tempi di magrissima).

E ancora: si batte cassa altrove. Ad acquistare i bond (high yield o no!) sono i fondi pensioni o i fondi d’investimento di ogni tipo. Italiani ed esteri. Ma i prerequisiti ci sono. E sono stringenti:
1.    Bisogna avere un rating (altra parolina magica!) ed è meglio che sia superiore a B-. Anche se soprattutto Oltreoceano non mancano i BB o i C i cui rendimenti sono più alti (of course).
2.    Il margine operativo deve essere piuttosto importante (non meno di 80 milioni di euro).
3.    L’obbligazione avrebbe senso se fosse di 200 milioni di euro almeno.

Chiaro? Risultato: calcolatrice alla mano vedete se proprio la vostra società possa fare parte del club delle “magnifiche 30” ipotizzate dai signori in grisaglia di Banca Imi perché pronte a emettere bond. E se così non fosse dateci sotto! Per il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco quella è la strada. Per svincolarsi (almeno in parte) dalla morsa delle banche e disporre della liquidità necessaria per farsi valere sui mercati internazionali. O no?

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Zornitza Kratchmarova

Il nome? È strano, d’accordo. Sono bulgara, ma vivo in Italia da sempre o quasi. Anche se la vita Oltrecortina me la ricordo bene. Essere un ibrido mi piace. Né bulgara né italiana. Credo che aiuti ad avere punti di vista diversi, forse più sfaccettati. Per il resto che dire… Sono laureata in Scienze Politiche alla Statale di Milano. Quello che apprezzo di più? La franchezza! Costi quello che costi! Nel lavoro e nella vita privata. Non fa differenza! Quindi? Siate franchi! Ditemi quello che pensate, scrivetemi, fatevi sentire. Nel bene e nel male! L’idea di questo blog è spiegare sigle astruse in un linguaggio semplice e per quanto possibile divertente. Vale lo stesso principio: scrivete! Datemi suggerimenti di ogni tipo! Fate commenti!

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