Grecia, sugli aiuti si decide ad ottobre.
Economia

Grecia, sugli aiuti si decide ad ottobre.

I leader europei temporeggiano sui piani di salvataggio per la Repubblica Ellenica. Ferraguto (Bocconi): "Atene non vuole e non deve uscire dall'euro"

"Nessuna decisione sugli aiuti alla Grecia verrà presa prima di ottobre". Sono le parole del  presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker , che oggi ha incontrato ad Atene il primo ministro ellenico, Antonis Samaras .

Juncker ha dunque fatto chiaramente capire che la sorte della Grecia all'interno di Eurolandia si conoscerà soltanto in autunno, dopo che la Troika (il comitato di esperti dell'Ue, del Fondo Monetario Internazionale e della Bce) avrà portato a termine la propria missione ad Atene, in calendario tra il 5 e il 14 settembre prossimi.

Le frasi del presidente dell'Eurogruppo hanno trovato eco anche nelle dichiarazioni della cancelliera tedesca, Angela Merkel che oggi, durante una visita in Moldavia, ha fatto sapere di non voler prendere nessun impegno formale durante il suo prossimo incontro ufficiale con Samaras, previsto per venerdì prossimo.

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“Si continua ad andare avanti con la stessa logica degli ultimi due anni, cioè temporeggiando e rinviando le decisioni, con il rischio di far crescere ancora il prezzo della crisi”. Così Giuseppe Ferraguto , economista dell'Università Bocconi, commenta le dichiarazioni rilasciate oggi dai principali leader europei, “che non portano nulla di nuovo nella soluzione dei problemi”.

Dunque, professore,il problema greco è ancora a un punto morto?

Direi piuttosto che non si vedono grandi passi in avanti rispetto a quello che è accaduto negli ultimi due anni. Le decisioni arrivano sempre con grande ritardo, con il rischio di vedere i mercati finanziari passare da una crisi all'altra, come del resto è avvenuto dal 2010 in poi.

Ma la Grecia uscirà dall'euro, secondo lei?

Io credo che la Repubblica Ellenica non debba abbandonare la moneta unica, costi quel che costi, indipendentemente dai meriti o dai demeriti del suo governo. Sui mercati vi sarebbe una enorme crisi di fiducia verso Eurolandia e una reazione a catena che si estenderebbe presto al Portogallo, alla Spagna e anche all'Italia. Occorre però sottolineare un particolare importante, di cui forse molti osservatori non hanno tenuto conto.

Quale?

Allo stato attuale, i trattati europei non prevedono la possibilità che un paese di Eurolandia possa  uscire dall'unione monetaria, a meno che non sia la stessa Grecia a voler ritornare alla dracma, Non credo però che il governo di Atene sia così sprovveduto da assumere una decisione di questo tipo. C'è anche l' ipotesi, piuttosto improbabile,  che siano i paesi di Eurolandia a espellere uno dei propri membri. Anche in questo caso, però, saremmo di fronte a un rimedio che rischia di essere assai peggiore del male.

E allora, la possibile uscita della Grecia dall'euro è una falso problema?

Il problema è il rischio di sopravvivenza dell'euro: non la Grecia, che certamente ha le sue colpe.

Nelle ultime settimane i mercati finanziari sono andati a gonfie vele, confidando in un piano della Bce per tenere a bada gli spread. Sono stati troppo ottimisti?

Credo che abbiano sottostimato le resistenze della Germania, i cui leader si sono subito affrettati a mettere le briglia ai piani di Mario Draghi. Tuttavia, gli operatori dei mercati hanno intravisto chiaramente lo scenario che si sta delineando all'orizzonte in Europa.

Quale scenario?

Volenti o nolenti, prima o poi il massiccio intervento della Bce per salvare l'euro arriverà. Certo, bisogna ancora capire quali saranno le modalità tecniche necessarie ad attuarlo, ma di sicuro la banca centrale non rimarrà immobile, nonostante le resistenze della Germania.

Perché questo suo ottimismo di fondo?

Per una ragione molto semplice: il compito della Bce è innanzitutto quello di assicurare l'esistenza dell'euro, ancor prima di tenere a bada l'inflazione, come invece sostengono i tedeschi. Senza la moneta unica, non esisterebbe neppure la Banca Centrale Europea.

Dunque, la Bce  farà di tutto anche per salvare se stessa...

Esattamente. E' vero che il mandato assegnato alla banca centrale è di vigilare sulla stabilità dei prezzi. Ma se l'euro non esisterà più, che senso avrebbe svolgere questo compito?

Ma basterà l'intervento della Banca Centrale a mettere in sicurezza Eurolandia?

E' una condizione necessaria ma non sufficiente. Soltanto facendo scendere gli spread si può dare all'Unione Monetaria la forza per salvarsi. Poi, però, occorreranno riforme profonde per creare un'Europa diversa, con maggiore unità politica e con un' integrazione economica più elevata.

Non sarà facile mettere d'accordo tutti i paesi...

Lo so, ma è un passaggio obbligato. Io non credo che i guai dell'Europa siano legati alla mancanza di rigore di alcune nazioni, come invece pensa gran parte dell'opinione pubblica tedesca. Certo, questi aspetti non vanno sottovalutati ma i problemi maggiori risiedono debole architettura dell'Unione Monetaria, che va riformata.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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