Crisi, ecco perché Goldman Sachs ha abbandonato l'Italia
Economia

Crisi, ecco perché Goldman Sachs ha abbandonato l'Italia

Il colosso americano il 31 marzo aveva 2,51 miliardi di titoli di Stato italiani in portafoglio. Il 31 giugno erano 191 milioni. Questa è fuga. Il motivo? Un eccessivo deterioramento del credito e la mancanza del supporto popolare

Non convince più. Questa volta non si tratta dell’euro, bensì del pianeta Italia. Se anche Goldman Sachs ha deciso prendere le distanze da Roma, qualcosa vorrà pur dire. La banca americana ha ridotto la propria posizione sul nostro debito del 92% nel secondo trimestre. E per stare tranquilla ha aumentato la sua posizione sui derivati. Trattasi di strumenti per assicurarsi con il rischio fallimento di un Paese. Non è un bel segnale per la crisi da spread, dirà qualche economista, soprattutto alla luce delle contromisure che stanno approntando i governi d’Europa, esecutivo Monti in testa.

Peccato ribatte Gary Baker, strategist della banca americana, che il supporto popolare stia venendo meno. Ecco perché prima che la pazienza sia al lumicino, è meglio tirare i remi in barca.

È tutta colpa della crisi dell'Eurozona che ha aumentato il rischio del debito sovrano europeo e del suo impatto sul sistema bancario, se il progetto della moneta unica sta perdendo smalto. Risultato: un certo numero di Paesi, tra cui l'Italia, hanno subito un significativo deterioramento del credito. È questa la sentenza dell’ultimo rapporto firmato Goldman Sachs.

Basta mettere a confronto le statistiche trimestrali spulciando nel portafoglio della banca d'affari americana, per avere chiaro che lei dalle parole è passata subito ai fatti. La sua esposizione al nostro rischio sovrano è calata nei tre mesi al 30 giugno scorso a soli 191 milioni di dollari. Erano 2,510 miliardi al 31 marzo.

A volte non c’è nulla di imprevedibile nelle mente degli investitori. Qualche volta un fondo di verità nelle loro strategie di investimento invece esiste e in questo caso specifico non è poi così tanto difficile coglierlo. Basta tornare al 28 e 29 giugno scorsi quando i Capi di Stato europei si riunirono a Bruxelles per scoprire l'arcano. Ebbene lì pronunciarono il primo sì allo scudo anti spread e accettarono anche l’uso del fondo Salva Stati. Mancavano solo i dettagli.

Da allora sono passati oltre 40 giorni e niente è cambiato. Anzi la crisi morde sempre di più con la Spagna vicina alla resa , la Francia che guarda con sospetto l'Italia e la Germania che punta i piedi sulle sue convinzioni.

Di fronte alla mancata definizione della condizionalità sugli aiuti e alla Bce che non può procedere sulla strada degli interventi non convenzionali per spegnere le tensioni sui titoli di Stato, la corazzata America ha deciso di abbandonare - sempre più - l’Europa al suo destino. Una fuga che rischia di non arrestarsi neanche di fronte agli impegni di Mario Draghi , anche se c'é chi come Alessandro Fugnoli, economista di Kairos, sostiene che solo “il salto di qualità delle politiche monetarie potrebbe restituire all’euro almeno parte del lustro perduto”.

È nelle parole di Gary Baker, strategist di Goldman, che si riassume l'atteggiamento che va per la maggiore del mercato. Dice che “l’Eurozona ultimamente sta lavorando anche bene, ma nel breve termine l'interrogativo se alcuni Stati membri della moneta unica possano o meno lasciare l’euro continuerà ad essere argomento di dibattito in quanto è un rischio reale”. Il punto è uno solo: “Nonostante le rassicurazioni della Bce, lo scetticismo su Spagna e Italia resta ed è forte”.

Questo succede – prosegue – perché “mentre l’euro è una moneta nata da Trattati, quindi con forti basi politiche, il supporto popolare sta venendo meno e limita le spinte all’integrazione”. Ancora una volta insomma si torna lì. È colpa degli intenti politici nel trovare soluzioni che fanno acqua ad aver spinto Goldman - e non solo la banca americana - a chiedersi se per alcuni di Paesi dell’euro club non sia meglio varcare la porta di uscita. Nel calderone oggi sguazza anche l’Italia, nonostante la cura (da cavallo) studiata dal Professor Monti .

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Micaela Osella