Muzoon Almellehan
Theo Wargo/Getty Images for Global Citizen
Economia

I giovanissimi che possono cambiare il mondo secondo Time

Attivisti, musicisti, educatori, ma anche blogger, uomini d'affari e figli d'arte

Chi sono i ventenni che cercano di cambiare il mondo? Si è posto questa domanda il magazine americano Time, che per il quinto anno consecutivo ha pubblicato la classifica dei teenager più influenti del pianeta. Cosa hanno in comune questi ragazzi? Oltre ad essere giovanissimi, vivono in simbiosi con le nuove tecnologie e pensano che siano lo strumento perfetto per cambiare il mondo.

Più scuole per tutti

Muzoon Almellehan, siriana, ha 19 anni e dopo aver vissuto su se stessa l'esperienza di un accampamento per rifugiati (la sua famiglia si è spostata dalla Siria alla Giordania nel 2013, per stabilirsi poi in Inghilterra), ha deciso di dedicare la sua vita a tutti quei ragazzi che, come lei, nei campi profughi hanno smesso di andare a scuola. Ma se senza istruzione un futuro migliore è impensabile, Muzoon con il sostegno di Unicef viaggia nei paesi del terzo mondo per far capire a questi ragazzi e ai loro genitori come solo studiando possano riuscire a costruirsi una nuova vita.

Tecnologie e catastrofi naturali

Salvador Gómez Colón, 15 anni, portoricano, ha usato intelligenza, coraggio, e nuove tecnologie per alimentare fiducia e speranza in un contesto di totale disperazione. Dopo che l'uragano Maria ha colpito il Portorico lasciando molti villaggi al buio, questo ragazzo ha creato un'associazione per raccogliere fondi e comprare lampade alimentate ad energia solare, lavatrici a comando manuale e altri oggetti di prima necessità per aiutare il suo villaggio e tanti altri.


Stop alle discriminazioni

Rayouf Alhumedhi, 16 anni, si è invece battuta per inserire su telefono e computer l'emoticon della ragazza con il capo coperto. Dando maggiore visibilità alle donne islamiche. Han Hyun-Min, suo coetaneo, lotta invece per i diritti di un'altra minoranza, quella afro. Coreano-nigeriano, di professione modello, sta sfruttando la sua bellezza per dare dignità alla popolazione afro-asiatica.

Documentari e musica

Hu Ranran, 18 anni, cinese, ha avuto il coraggio di sfidare il suo governo realizzando un documentario sulla vita di un giovane transgender che cerca di trovare un compromesso con la sua identità. Un tema difficile da affrontare in Cina, dove l'omosessualità è classificata, come l'incesto, tra le "relazioni sessuali anormali" di cui è vietato parlare. E invece Hu Ranran ha prodotto e distribuito il suo lavoro nella Repubblica popolare, facendo parlare moltissimo di se' e della problematica che ha descritto. 

Auli'i Cravalho, 16 anni, la cui voce tanti di noi la associano alla colonna sonora dell'ultimo capolavoro Disney Oceania, sta sfruttando in tutti i modi le sue voti canore per facilitare l'associazione di stereotipi positivi agli immigrati visto il suo background polinesiano-portoricano. Anche Steve Lacy, che di anni ne ha 19, crede nel potere persuasivo della musica, ma non avendo i mezzi per registrare le sue canzoni in maniera tradizionale, ha trasformato il suo iPhone in uno studio e i suoi primi pezzi li ha fatti circolare in rete. Ottenendo un successo strepitoso. 

Figli d'arte, sportivi e uomini d'affari

In questa classifica compaiono anche diversi figli d'arte come il fotografo Brooklyn Beckman, il figlio maggiore di David e Victoria Beckman, l'attrice Elle Fanning, sorella di Dakota Fanning, e la modella Kaia Gerber, figlia di Cindy Crawford e Rande Gerber. Infine, non mancano gli sportivi come Chloe Kim, reginetta coreana dello snowboard, il calciatore Christian Pulisic, attori come Millie Bobby Brown, Undici nel telefilm Stranger Things, e Isaac Hempstead Wright, Bran Stark in Game of Thrones, e futuri businessman come il re delle cravatte Moziah Bridges. Il loro desiderio comune? Convincere i giovani che seguono le loro peripezie che per realizzare i propri sogni, oltre alla fortuna, servono impegno e determinazione.  

Per saperne di più

Han Hyun-Min
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Han Hyun-Min

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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