Giovani e futuro: meno lavoro, più sottooccupazione
Economia

Giovani e futuro: meno lavoro, più sottooccupazione

Meno impieghi a tempo indeterminato, meno posti negli uffici, meno possibilità di fare carriera, ma soprattutto stipendi più magri

Disoccupazione, ma non solo. La crisi, infatti, fa emergere nuove disfunzioni sul fronte del lavoro. Nel Regno Unito, il numero di adulti che ha un’occupazione, ma che avrebbe bisogno lavorare di più per far quadrare i conti, è cresciuto dal 2008 a oggi di un milione di persone, secondo i calcoli presentati recentemente al Congresso dei Sindacati britannici

“I numeri della disoccupazione raccontano solo una parte della storia”, ha commentato il segretario generale del congresso, Brendan Barber. “Un altro milione di persone, infatti, è intrappolato in lavori che non gli permettono di guadagnare abbastanza”. Dall’esordio della crisi, il numero di lavoratori inglesi che vorrebbe essere occupato più ore o diventare full-time è passato da 2,3 a 3,3 milioni di persone. Un incremento del 42% in un’economia già toccata dal 10% di disoccupazione.  

Il fenomeno, in particolare, riguarda soprattutto i lavoratori meno specializzati, i giovani nella fascia 16-24 anni e le donne. Un lavoratore su cinque, in questo gruppo, è sotto occupato, mentre le donne hanno il 13% di possibilità in più di non raggiungere la piena occupazione.

Stando ai risultati di una recente ricerca americana di Payscale e Millennial Branding , questo è solo l’antipasto. Rispetto ai coetanei che li hanno preceduti, i 18-29enni di oggi hanni molte più probabilità di trovare un’occupazione nei servizi. In pratica: crescono le prove che dimostrano che la fisionomia del mercato del lavoro americano non tornerà più come quella precedente la recessione. Il futuro, insomma, ha già bussato alla porta e sarà fatto di redditi più bassi e contratti temporanei, soprattutto nell’area delle vendite e della ristorazione.

Secondo l’Economic Policy Institute , citato da Forbes , nel 2020 circa il 30% dei lavoratori americani avrà un lavoro con un reddito che, nel caso di una famiglia di quattro persone, lo collocherà alla pari o al di sotto della soglia della povertà. Il dato, però, non si discosta molto da quello del 2010, considerato che circa il 50% dei neo laureati sono dissoccupati o sotto occupati e quelli che lavorano lo fanno, appunto, nell’area dei servizi.

Le prospettive, dunque, non sono incoraggianti. Perchè anche quando i Millennials riescono a fare il salto e a passare dai grandi magazzini o dal fast food a un ufficio, non è detto che possano pensare di fare carriera: il numero di posizioni a tempo determinato, infatti, è cresciuto del 6% lo scorso anno e oggi, rispetto al 2009, è temporaneo oltre il 40% dei contratti.

Secondo Pew Charitable Trust, gli americani cresciuti in alto in basso nella scala sociale sono destinati a rimanere nella stessa condizione da adulti. Ciò vale per il 43% di quelli che sono nati nella parte bassa della scala. Solo il 4% di questi giovani ce la fa a lasciarsi alle spalle la povertà.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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