Galup, i panettoni piemontesi rinascono
Economia

Galup, i panettoni piemontesi rinascono

Dal quasi fallimento al salvataggio. Quattro imprenditori piemontesi rilevano l'azienda dolciaria in liquidazione con 4,8 milioni di debito. Per farne il cuore di un polo dolciario di alta qualità

Dopo il quasi-fallimento, la rinascita. La Galùp, storica azienda dei panettoni di Pinerolo ha trovato i suoi cavalieri bianchi: si tratta di tre imprenditori in cordata che, come vuole la tradizione piemontese, lavorano nel settore dell’automotive e di un quarto impegnato nei trasporti, ma questa volta con la bicicletta. Quest’ultimo si chiama Pietro Drago, fondatore dell’impresa Comunicare, ed è l’inventore del bike-sharing. Gli altri sono Paolo Covelli e Walter Rabaioli, titolari della Foam, azienda che produce collettori e supporti per motori, quindi Giovanni Tonno, che con la società Fomt lavora nel settore della meccanica automobilistica.

I quattro hanno appena firmato l’accordo per rilevare l’azienda dolciaria trascinata in un vortice negativo di circa 4,8 milioni di debiti. A giugno del 2012 era infatti stata messa in liquidazione. Il 28 gennaio è arrivata la revoca del liquidatore e il ritorno al lavoro dei primi sei dipendenti. “Erano le persone assunte a tempo indeterminato, ma la forza lavoro arrivava a 30 persone considerati anche gli stagionali” spiega Cavalli. “La nostra intenzione è riassumere il personale in cassa integrazione e aumentare il numero degli occupati, ma passo dopo passo. La priorità è riorganizzare la rete distributiva, aumentare la produzione, riportare i panettoni e i prodotti Galup nel flusso commerciale”.

L’operazione, con la regia dell’avvocato Massimiliano Elia, è stata finanziata per un terzo da Intesa-San Paolo e il suo valore si aggira intorno a 4 milioni di euro. È interessante perché non racconta solo di una favola con il lieto fine, ma perché vi si legge tra le righe anche il tentativo di diversificazione delle imprese che lavorano nel settore auto, oggi in pesante recessione. E soprattutto una visione strategica di lungo periodo, dove solide aziende italiane (anche se di un settore in difficoltà) decidono di salvare e di investire in altre aziende sempre italiane. Economia reale, dunque, e non operazioni finanziarie speculative.

I quattro cavalieri della cordata infatti, hanno già un altro paio di aziende nel mirino. E con la prima le trattative sarebbero ormai in fase avanzata . “Vogliamo costruire un polo nel settore dolciario-alimentare” conferma Covelli. “Puntiamo all’acquisizione di una piccola industria del settore dolciario capace, con i suoi prodotti, di compensare la stagionalità della produzione Galup. Ma lo dico subito. Non si tratta di Bistefani né della Streglio e contiamo di chiudere l’accordo entro i prossimi quattro mesi. Per la seconda azienda, posso soltanto dire che ci stiamo dando da fare” .

Dopo la riaccensione dei forni per riuscire a presidiare il mercato pasquale, per i nuovi soci è il momento della gestione del debito. “Stiamo cercando accordi con i creditori, quindi ci dedicheremo alla riorganizzazione delle rete di vendita. Galup è un marchio di livello alto, che non andrà a competere con prodotti meno raffinati ma dal prezzo più popolare all’interno della grande distribuzione”.

Gli incarichi in cda non sono ancora stati distribuiti, ma al momento Covelli ha assunto le funzioni di amministratore delegato: “Foam detiene il 40 per cento della società e le altre due aziende il 30. Ci siamo buttati anima e corpo in questa avventura e certamente resteremo coinvolti nel management” conclude Covelli. All’inventore del bike-sharing, andrà la direzione marketing. A Rabaioli la gestione finanziaria e a Tonno la direzione produttiva.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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