Franco svizzero: cosa è successo
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Economia

Franco svizzero: cosa è successo

La Banca centrale ha sbloccato il tetto minimo del cambio franco-euro fissato a 1,2. E sui mercati si è scatenata la bufera

La Banca centrale svizzera ha deciso da un giorno all'altro di sbloccare il tetto minimo del cambio franco-euro fissato a 1,2. E sui mercati si è scatenata la bufera della volatilità: prima al ribasso poi al rialzo con Piazza Affari che alla fine ha chiuso con un +2,36%, l'Ftse 100 di Londra +1,73%, il Dax di Francoforte +2,2%, il Cac 40 di Parigi +2,37%, l'Ibex di Madrid +1,28%.

Scivolone, al contrario, per Zurigo, che ha chiuso in calo dell'8,87% dopo aver perso fino al 12%. A crollare le azioni del lusso che saranno probabilmente le più penalizzate dal rafforzamento del franco svizzero:  
Swatch Group è scivolata del 16,35% e Richemont del 15,50%. Sono inoltre precipitate le azioni delle banche: Ubs ha accusato un tonfo dell'11,74%, Julius Baer è crollata dell'11,46% e Credit Suisse del 10,99%. Sono invece salite le Swisscom (+0,95%), considerate azioni difensive.

L'operazione

La Banca centrale svizzera ha tolto il tetto minimo del cambio fissato a 1,2 franchi per 1 euro e contemporaneamente ha tagliato i tassi di interesse applicati ai fondi conservati nelle banche pari a mezzo punto (a 0,75%) per limitare l'impatto rivalutativo. Ma è stato inutile. Il franco è risceso subito sotto la parità con l'euro (segnando un +30% a 0,80) e la borsa di Zurigo è crollata.

I motivi

Ma perché la Banca centrale svizzera si è comportata in questo modo? La Snb, la banca centrale svizzera, aveva preso nel 2011 la decisione di introdurre il plafond di 1,20 franchi sull'euro per proteggere l'export e per fermare la supervalutazione del franco, diventato, nel bel mezzo della crisi finanziaria, un bene rifugio per milioni di investitori. La Svizzera, con l'euro che rischiava di esplodere, era diventata un porto
sicuro, ma le autorità elvetiche hanno dovuto correre ai ripari per evitare che il superfranco soffocasse l'economia. Di qui la decisione di introdurre il plafond, una scelta che gli svizzeri in questi anni hanno sempre confermato, al punto che un mese fa la banca centrale si è detta pronta a difendere con "la massima determinazione" il tetto sui cambi.

Oggi però, a sorpresa, è arrivata l'inversione a U. La banca centrale elvetica ha ricordato che quella misura era stata presa in circostanze "eccezionali" e che ora la situazione è cambiata. L'economia svizzera si è rafforzata e il deprezzamento dell'euro sul dollaro avrebbe rischiato di indebolire troppo il franco. Per cui si è preferito sganciarlo dall'euro, eliminando il tetto. "Meglio uscire ora che tra 6 o 12 mesi quando il quadro potrebbe essere piu' difficile ovunque", ha dichiarato il presidente Thomas Jordan a Bloomberg. "La decisione presa non è dovuta al panico ma è stata valutata con attenzione, non era più sostenibile mantenere il tetto".

Una decisione che, ancora una volta, fa pensare che le operazioni di sostegno all'economia europea da parte della BCE (il famoso quantitative easing) siano ormai una certezza.

Le conseguenze

Ma le conseguenze (negative) non mancheranno. Cinque miliardi di esportazioni in meno e una frenata dello 0,7% per l'economia svizzera. È questa la prima stima fatta dagli economisti di Ubs dell'impatto dell'operazione della Banca centrale svizzera. "Questa mossa è stata una totale sopresa", commentano gli analisti, "e dovrebbe avere un effetto negativo sulle esportazioni stimabile in cinque miliardi di franchi e comportare un netto rallentamento dell'economia. Per il 2015 Ubs stimava in precedenza un tasso di crescita del Pil svizzero dell'1,4%".

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Redazione Economia