Ministro Fornero, ecco i giovani della generazione Neet: meno choosy, più scoraggiati
Economia

Ministro Fornero, ecco i giovani della generazione Neet: meno choosy, più scoraggiati

Ben 2 milioni di italiani under 30 hanno finito la scuola o l'università ma sono senza un'occupazione. Più che schizzinosi, sono sfiduciati

Nel mondo anglosassone, li classificano con una sigla di sole 4 lettere: Neet (not in employment, education or training). Sono i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano: hanno cioè terminato il proprio percorso scolastico ma sono anche senza un'occupazione e, in molti casi, non lo cercano neppure. In Italia, secondo le ultime analisi del Cnel (il Consiglio  Nazionale dell'Economia e del Lavoro) i Neet rappresentano un esercito di ben 2 milioni di persone, corrispondenti al 24% dei giovani under 30: una quota di gran lunga superiore alla media europea (15,6%) e a quella che si registra in altri paesi industrializzati come la Germania (11%), il Regno Unito o la Francia (14,9%).

SCHIZZINOSI O SMARRITI?

E' proprio a questi giovani che il ministro del welfare Elsa Fornero deve prestare maggiore attenzione, se vuole risolvere i cronici problemi che attanagliano il mercato del lavoro italiano. Ieri, il ministro ha invitato i neo-diplomati e i neo-laureati a non essere troppo “choosy”, cioè troppo esigenti, difficili o addirittura schizzinosi nella scelta del primo lavoro, che spesso non risponde in maniera adeguata alle loro aspettative professionali o non sembra in linea con il loro profilo scolastico e culturale.

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Nelle dichiarazioni del ministro, che hanno sollevato come al solito un bel po' di polemiche, c'è forse un fondo di verità ma anche eccesso di sintesi. Più che esigenti o difficili, infatti, gli italiani con meno di 30 anni sembrano molto scoraggiati. Secondo le rilevazioni del Cnel, soltanto  il 36% circa (cioè una quota minoritaria) dei giovani che non studiano e non lavorano sono  a caccia di un impiego. Oltre il 63%, invece, è del tutto inattivo, cioè non sta cercando un lavoro e spesso (in circa il 12% dei casi) appare appunto scoraggiato, cioè crede di non essere  in grado di trovare un'occupazione.

FORMAZIONE CARENTE.

Più di un milione e mezzo di giovani italiani, insomma, sembrano avere poche speranze di inserirsi nel mercato del lavoro. Difficilmente sono tutti ragazzi choosy, disponibili ad accettare soltanto un impiego che li soddisfa al 100%. In realtà, il fenomeno dei Neet è un po' più complesso e affonda le proprie radici nelle grandi difficoltà di dialogo esistenti nel nostro paese tra il mondo della scuola e quello delle aziende, che faticano a creare dei precorsi di formazione proficui per i giovani.

I DATI SULLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

A sostenerlo è anche una recente analisi di Michele Tiraboschi , professore di diritto del lavoro all'Università di Modena e Reggio Emilia ed ex- allievo di Marco Biagi. Prendendo in esame i dati sulla disoccupazione giovanile in tutta Europa, Tiraboschi ha messo infatti in evidenza come la quota dei Neet risulti particolarmente bassa (cioè inferiore al 10-11%) in tutti quei paesi che utilizzano in maniera virtuosa l'apprendistato e che hanno creato dei  percorsi di formazione professionale per i giovani, che si basano sull'alternanza tra la scuola e il lavoro e che iniziano quando gli studenti sono ancora minorenni.  E' il caso della Germania, dell'Austria e di altre nazioni del Nord Europa come l'Olanda o la Danimarca. Nei paesi in cui  la formazione professionale per i giovani funziona male o è quasi inesistente, come l' Italia, la Spagna o la Grecia, la quota dei Neet supera invece la soglia del 18%.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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