Ford, la crisi arriva in Europa
Economia

Ford, la crisi arriva in Europa

La strate gia del gruppo parte dalla chiusura degli stabilimenti in Belgio e Gran Bretagna

La crisi europea dell’auto non risparmia nessuno. Ultima vittima in ordine di tempo è la Ford che, in maniera molto drastica, ha deciso di rimettere ordine nei suoi conti nel Vecchio Continente. Una scelta di razionalizzazione interna potremmo dire in pieno stile Ford. Quando infatti negli Usa si trattò di affrontare la pesante crisi del 2008-2009, la storica casa automobilistica fondata in Michigan nel 1903, decise interventi molto duri e fu l’unico marchio americano a non chiedere sussidi statali. I risultati si videro subito, perché già dal 2009 la Ford tornò in attivo di circa 3 miliardi di dollari, che diventarono 7 nell’anno successivo.

I MARHI EUROPEI CHE SOFFRONO DI PIU' LA CRISI

Ora si tenterà la stessa operazione in Europa. I numeri d’altronde sono inclementi. La Ford per il 2012 prevede su questo mercato perdite per circa 1,5 miliardi di dollari, un rosso profondo che dovrebbe confermarsi anche per il 2013, con una speranza di ritorno in attivo collocata addirittura al 2015. Il tutto a causa di immatricolazioni che dall’inizio dell’anno sono calate del 12,5%, a fronte di un mercato continentale che addirittura per il momento fa segnare un ancora più pesante -20%.

COME CALANO LE IMMATRICOLAZIONI IN ITALIA

Per far fronte a questa drammatica situazione l'amministratore delegato di Ford Europa, Stephen Odell ha messo a punto allora un piano di razionalizzazione che provocherà un vero e proprio bagno di sangue occupazionale. È stata infatti decisa innanzitutto la chiusura definitiva entro il 2014 dello stabilimento di Genk in Belgio. La conseguenza sarà la disoccupazione per circa 4.300 operai, che diventano più di diecimila se si considera anche l’indotto. Un vero dramma per una realtà come quella della Regione fiamminga del Limburgo, vicino al confine olandese, dove lo stabilimento Ford rappresentava la principale risorsa lavorativa.

Ma la cura da cavallo non finisce certo qui. Altri 1.400 posti di lavoro andranno in fumo in Gran Bretagna, dove verranno chiusi due stabilimenti produttivi e dove sarà lasciata attiva solo la costruzione dei motori. La conseguenza sarà che l’assemblaggio dei modelli Mondeo, S-Max e Galaxy, realizzata prima a Genk, verrà trasferita a Valencia, in Spagna, da dove invece verrà spostata la produzione di C-Max e Grand C-Max a Saarlouis, in Germania. Tra l’altro, i due stabilimenti citati, sono quelli che il piano di tagli di Odell ha confermato, insieme a quelli di Colonia, sempre in Germania, di Tychy in Polonia e di Vsevolozhsk in Russia.

Tutta questa operazione dovrebbe poter garantire alla Ford un taglio di produzione che, escluso il mercato russo, sarà circa del 18%. Un valore che tradotto in unità di prodotto significa circa 355mila vetture in meno con risparmi per l’azienda valutabili in circa 600 milioni annui. Come detto una vera e propria cura da cavallo, ma forse l’industria dell’auto in Europa, come sostenuto da molti osservatori, non potrà che seguire questo esempio. Sulla falsariga di quanto avvenuto negli Stati Uniti dove la ripresa delle vendite è stata possibile grazie alla razionalizzazione di un’offerta che ha portato alla chiusura di quasi la metà degli stabilimenti attivi. E non è un caso forse che ad iniziare questo doloroso percorso sia proprio un casa automobilistica con base storica proprio negli Usa.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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