Fondo Salva-Stati, ecco perché siamo nelle mani della Germania
Economia

Fondo Salva-Stati, ecco perché siamo nelle mani della Germania

Il 12 settembre la Consulta tedesca decide sull'Esm senza alcun rinvio. Ma il destino della moneta unica dipende ancora dalla Germania

La data è ormai segnata sul calendario: 12 settembre 2012. Sarà in quel giorno che la Corte Costituzionale tedesca (la Consulta) con sede a Karlsruhe emetterà una sentenza sulla legittimità dell'Esm (European Stability Mechanism), il nuovo organismo europeo di stabilità, che presto prenderà il posto del fondo Salva-Stati e che dovrà erogare gli aiuti finanziari ai paesi del Vecchio Continente più indebitati.

COS'E' E COME FUNZIONA IL FONDO SALVA-STATI.

NESSUNO SLITTAMENTO.

Non ci sarà dunque uno slittamento nelle decisioni dei giudici, come invece avevano paventato alcuni osservatori e auspicato in Germania molti euroscettici . La Consulta di  Karlsruhe, con i suoi giudici rosso-togati, ha infatti confermato oggi di volersi pronunciare nell'arco del prossimo mese, senza alcun rinvio sulla tabella di marcia prevista. La decisione dei giudici costituzionali è considerata adesso un passaggio fondamentale per far ripartire il processo di salvataggio dell'Eurozona, che rimane ancora appeso a un filo, nonostante le dichiarazioni rassicuranti del mese scorso, rilasciate dal presidente della Bce, Mario Draghi.

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UNA SENTENZA MOLTO ATTESA.

Per capire le ragioni che stanno alla base delle grandi aspettative sulla sentenza della Corte Costituzionale tedesca, bisogna innanzitutto compiere qualche passo a ritroso. Nel luglio scorso, il Parlamento di Berlino ha infatti dato il via libera ai piani di salvataggio dell'Eurozona, basati sulla nascita dell'Esm e sulle misure del Fiscal Compact , il programma di unificazione fiscale all'interno dell'Unione Monetaria. I mercati finanziari hanno tirato subito un sospiro di sollievo, vedendo che anche le ultime resistenze della cancelliera Angela Merkel erano ormai venute meno.

Gli osservatori più ottimisti, però, non avevano fatto i conti con la crescente opposizione dell'opinione pubblica tedesca, dove un nutrito numero di costituzionalisti e di parlamentari euroscettici hanno presentato una montagna di ricorsi alla Corte Costituzionale contro le misure varate dal Parlamento. E così, la stessa Merkel si è trovata imbrigliata nelle  maglie della Consulta. Senza una sentenza favorevole dei giudici di  Karlsruhe, infatti, sia l'Esm che il Fiscal Compact non potranno ottenere il via libera della Germania.

LA LEGGE FONDAMENTALE.

Per questo, il 12 settembre prossimo, il processo di salvataggio dell'euro rischia di subire una brusca marcia indietro. Il fronte degli euroscettici tedeschi ha infatti alcune buone ragioni a proprio favore, che non possono lasciare indifferenti i membri della Consulta. I meccanismi di funzionamento dell'Esm e del Fiscal Compact potrebbero risultare in contrasto con le disposizioni della Legge Fondamentale, cioè la Costituzione della Germania, che assegna  la piena sovranità sulle politiche di bilancio nazionali al popolo tedesco e, di rimando, al Parlamento di Berlino. Partecipando all'Esm e aderendo alle norme del Fiscal Compact, invece, tutte le nazioni di Eurolandia accettano di rinunciare a una parte della propria autonomia.

In altre parole, i paesi del Vecchio Continente si impegnano a mettere in atto delle politiche di bilancio rigorose, in cambio di una sostanziosa contropartita: un sistema di aiuti reciproci che ruota appunto attorno all'Esm, cioè il nuovo Fondo Salva- Stati in cui la Germania sarà il maggior contribuente, con una quota di circa il 27% di tutti i fondi erogati.  Ed è proprio qui il nocciolo della questione: a decidere sulle politiche dell'Esm non sarà infatti  il popolo tedesco, bensì una elìte di tecnocrati che lavora a Bruxelles e un consiglio di governatori composto dai ministri economici e finanziari dei paesi di Eurolandia.  Molti contribuenti tedeschi, insomma, si vedono espropriati del proprio potere e temono che, a decidere su quante tasse dovranno pagare, siano i governanti di altri paesi o una cerchia di burocrati non eletti dal popolo.

Proprio per queste ragioni, in Germania il fronte degli euroscettici (composto dalla sinistra radicale della Linke ma anche da alcuni deputati di centrodestra e socialdemocratici) è intenzionato a non mollare la presa e a usare tutte le armi disponibili per sbarrare la strada al nuovo Fondo Salva-Stati. Secondo alcune notizie circolate nei giorni scorsi, a scompigliare le carte in tavola ci ha provato il giurista Markus Kerber che ha chiesto alla Consulta di  Karlsruhe di rinviare la propria decisione, in attesa di conoscere un analogo pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, che prossimamente dovrà decidere sulla legittimità dell'Esm, in base a un ricorso presentato dal deputato irlandese Thomas Pringle.

LO SPAURACCHIO DEL REFERENDUM.

Poiché la Corte Europea è un organismo di grado superiore alla Consulta tedesca, secondo  Kerber  i giudici della Germania dovrebbero aspettare ancora un po', prima di emettere una sentenza. Da  Karlsruhe, però, è arrivato oggi un rifiuto: al momento, ha fatto sapere un portavoce della Corte, non è previsto alcun rinvio rispetto alla data del 12 settembre. Ma gli euroscettici non si sono certo arresi: oltre ad auspicare una sentenza sfavorevole all'Esm, molti avversari del Fondo Salva-Stati sperano pure che la Consulta tedesca stabilisca la necessità di  un referendum popolare sui  piani di salvataggio dell'Eurozona (benché siano stati già approvati in Parlamento con la maggioranza dei due terzi). In questo caso, secondo molti osservatori, l'esito del voto sarebbe scontato: gran parte dei tedeschi, a quanto pare, è già pronta a dire no.

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