Perché l'Italia non usa i fondi europei
Economia

Perché l'Italia non usa i fondi europei

Sono troppi. O meglio: non usiamo i miliardi messi a disposizione dall'Europa perché nessuno viene a investire in Italia

Bisognerà pur dirlo: l’Italia non spende i fondi europei perché nessuno viene a investire in Italia. Un esempio: lo stabilimento Fiat di Termini Imerese è chiuso dal 31 dicembre 2011 e da allora i tentativi di attirare altre aziende che lo rilevassero sono tutti falliti. Ora Matteo Renzi ha annunciato l’arrivo di un produttore automobilistico cinese, mettendogli a disposizione 750 milioni di euro di fondi europei sia nazionali che regionali, ma sono gli stessi che da tre anni non si riescono ad assegnare per la mancanza di progetti. Se quindi la Sicilia ha speso (al 31 maggio 2014) solo il 40 per cento del fondo destinato alle imprese, non è solo colpa della inadeguatezza dei politici locali e delle procedure opache (eufemismo), ma del fatto che la Sicilia non è capaci di attrarre imprese, così come non lo sono ampie zone del Paese, anche al Nord, per l’inospitalità verso gli investimenti esteri.

In un convegno del 2009 l’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi pronunciò parole profetiche: «I sussidi alle imprese sono stati generalmente inefficaci (...). Un’indicazione statistica fondamentale è che è più proficuo investire le risorse pubbliche nell’effettiva applicazione delle leggi piuttosto che nell’erogazione di sussidi». Purtroppo le rigide (e stupide) regole europee impongono di usare una parte dei soldi provenienti da Bruxelles per sussidiare imprese invece di destinarli a garantire la legalità. Il risultato è che le regioni si trovano spesso a gestire troppi soldi e, piuttosto che vederseli confiscare perché inutilizzati, finanziano imprenditori «mordi e fuggi» che fanno fallire le imprese dopo il termine del periodo di erogazione. È successo alla Nordmende di Anagni (Frosinone), alla Necchi Compressori di Pavia, alla Alcoa in Sardegna e gli esempi sono migliaia: appena finiscono i soldi pubblici le imprese chiudono perché, senza sussidi, produrre in Italia non gli conviene.

Ecco perché credere che con i fondi europei si possa fare impresa sana è spesso una pia illusione se non si modifica l’ambiente circostante investendo nel contrasto alla criminalità, snellendo la burocrazia, velocizzando la giustizia e tagliando le tasse. Questi sono gli obiettivi verso i quali dovrebbero essere indirizzati i fondi comunitari. Ma l’Europa, si sa, è stupida e non lo capisce.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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