Finanziaria, chi l’ha vista?
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Economia

Finanziaria, chi l’ha vista?

La Legge di stabilità non cambia quasi nulla

Difficile parlare male di questa finanziaria (anzi «legge di stabilità», ai politici piace cambiare i nomi alle cose). Difficile però anche parlarne bene. Perché, nella sostanza, la legge di stabilità non cambia quasi nulla. Qualche entrata in più. Qualche spesa in più. Un po’ di deficit in più, con il permesso dell’Europa (così almeno ci raccontano). Dal punto di vista macroeconomico non cambia praticamente niente, e quel poco che cambia è, come sempre, iscritto solo nei bilanci degli anni a venire (2015 e 2016), quando quasi certamente questo governo non ci sarà più.

Che cosa resta da dire? Almeno tre cose, mi sembra.

Primo: nessuna riduzione del deficit, che quasi certamente, alla resa dei conti, sfonderà il tetto del 3 per cento. Non sarebbe grave, se fossimo stati in grado di mandare ai mercati altri segnali, capaci di controbilanciare il segnale negativo sul deficit, ma purtroppo di tali segnali (riforme incisive del mercato del lavoro, liberalizzazioni, riduzione degli adempimenti) non vi è alcuna traccia.

Secondo: sull’Imu ci hanno presi in giro alla grande perché, secondo tutte le proiezioni verosimili sul comportamento dei comuni, l’ammontare globale di tasse sulla casa che dovremo pagare nel 2014 non solo sarà superiore a quello della vecchia e ormai rimpianta Ici (in vigore fino al 2011), ma sarà superiore alla superstangata dell’Imu voluta da Mario Monti. Una sconfitta in grande stile del Pdl, che stranamente i giornali hanno scambiato per una vittoria, come se questa finanziaria fosse farina del sacco di Renato Brunetta.

Terzo: nessuna scossa al sistema Italia. Sia ben chiaro, qui non prendo posizione su quale scossa sarebbe necessaria. Su questo si possono avere le idee più diverse. Il punto, però, è che se le risorse che si possono mobilitare per qualcosa sono scarse (diciamo 5 miliardi di euro) è molto meglio metterle tutte su un obiettivo soltanto, in modo che l’effetto si senta, piuttosto che diluirle su milioni di destinatari nessuno dei quali si accorgerà di nulla, vista l’entità irrisoria dei benefici individuali.

Che senso hanno 14 o 15 euro in più al mese per i lavoratori dipendenti? Non sarebbe meglio un assegno di 180 euro in una sola soluzione? E non sarebbe ancora meglio, se siamo davvero preoccupati delle sorti degli ultimi, rifinanziare massicciamente la social card (magari aumentando i controlli sulle false dichiarazioni), anziché stanziare la somma poco più che simbolica di 250 milioni di euro? Insomma, voglio dire che si possono varare politiche di sinistra, oppure politiche di destra, e persino alternarle, ma che almeno si vedano, queste benedette politiche, che siano riconoscibili e tangibili nelle loro conseguenze! Mettere in sicurezza le scuole. Costruire nuove carceri. Smetterla con l’assurdo per cui un’impresa in perdita deve pagare l’Irap. Azzerare le imposte sulla prima casa. Costruire nuovi asili nido. Garantire un’assistenza domiciliare ai non autosufficienti. Sono tutte cose che, con 5 miliardi, si possono fare, o cominciare a fare in modo visibile, apprezzabile, efficace. Purché si abbia il coraggio di scegliere, cioè di fare una cosa soltanto. Per poterla fare bene, e perché qualcuno si accorga che abbiamo un governo.

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Luca Ricolfi