Fiat, a Melfi l'accordo guarda al futuro
Economia

Fiat, a Melfi l'accordo guarda al futuro

Fermi due anni per poter ripartire meglio nel 2014. E ora occhi puntati sugli investimenti a Mirafiori e su contratto e assunzioni a Pomigliano

Il primo tassello del progetto industriale di Fiat in Italia sembra essere andato a posto. Accordo doveva essere ed accordo è stato infatti sul programma di ristrutturazione e di rilancio del sito di Melfi, dove dal 2014, oltre alla Punto attualmente realizzata, verranno messe in produzione due nuove vetture, la 500 X e un Jeep Suv. Per fare questo però sarà necessario ristrutturare completamente una delle due catene di montaggio, con un investimento che Fiat ha stimato in circa un miliardo di euro. “E’ per questo – racconta a Panorama.it Eros Panicali, segretario nazionale Uilm settore auto – che, come da accordi, si è scelta la strada della cassa integrazione a rotazione. Mentre la produzione della Fiat Punto proseguirà infatti, i 5 mila lavoratori di Melfi si fermeranno periodicamente. Un’opzione come detto già prevista, e quindi mi hanno sorpreso non poco le polemiche dei giorni scorsi che si sono scatenate quando la cassa integrazione è stata ufficialmente annunciata”.

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Insomma, tirare il freno a mano per un paio di anni, per poter ripartire alla grande nel 2014. Questo il programma previsto, e che sembra essere stato pienamente rispettato. Chiusa dunque la partita di Melfi, per il futuro industriale di Fiat in Italia restano però aperte tante altre questioni, che nei prossimi mesi dovranno trovare una soluzione. “Innanzitutto – spiega Panicali – per fine mese, in occasione della presentazione dei conti dell’azienda, vorremo sapere, sempre sul fronte degli investimenti, cosa ha intenzione di fare Sergio Marchionne per Mirafiori e Cassino. Questi due stabilimenti sono gli unici infatti per i quali non sono state ancora prese decisioni definitive”. Preoccupazione c’è in particolare per lo storico stabilimento torinese, dove da tempo vengono annunciati investimenti per nuove catene di montaggio che, come già avvenuto a Grugliasco, dovrebbero preludere all’avvio della produzione di modelli alto di gamma . Staremo a vedere.

Altro tavolo ancora aperto poi è quello del contratto nazionale di primo livello. Sembrava che l’accordo con tutte le sigle sindacali, esclusa la Fiom che ormai gioca una partita a sé, dovesse essere raggiunto in questi giorni. “E invece – fa sapere Panicali – tutto è slittato. Ci sono state una serie di difficoltà, che comunque contiamo di superare nel prossimo incontro che è stato fissato per la prima settimana di febbraio. La speranza è che per il 10 del mese prossimo ci sia la firma sotto l’accordo”. E tra i nodi che di sicuro hanno rallentato la partita del contratto, oltre alle divisioni sull’entità degli aumenti da mettere in busta paga ai lavoratori, c’è stata sicuramente anche la vicenda di Pomigliano, che continua a rappresentare un nervo scoperto nei rapporti tra sindacati e azienda.

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“Questo è un altro tassello del futuro di Fiat in Italia che vogliamo quanto prima mettere al suo posto - afferma Panicali -. Noi infatti, non solo siamo contrari alla messa in mobilità dei 19 lavoratori già assunti che dovrebbero fare spazio agli altrettanti operai con tessera Fiom reintegrati con decisione del giudice. Vogliamo piuttosto che quanto prima si arrivi al completo assorbimento dei 1.391 lavoratori che ancora attendono di essere riassunti. E’ questo il nostro obiettivo finale, che purtroppo però, inutile nasconderselo, nel 2012 appena passato ha dovuto fare i conti con una crisi del settore auto di livello epocale”. La speranza dunque è che questo 2013 possa ridare ossigeno alle vendite di vetture, garantendo agli operai Fiat ancora in attesa di assunzione, di poter rientrare finalmente al lavoro.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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