Fiat: in Italia solo sentenze, in Brasile nuovi investimenti
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Fiat: in Italia solo sentenze, in Brasile nuovi investimenti

Mentre il Tribunale di Roma boccia l’ultimo ricorso della Fiom, in Sudamerica il Lingotto stanzia 7 miliardi per creare 12 mila posti di lavoro

Parlando di Fiat, diventa sempre più evidente il divario che esiste tra ciò che accade in casa, intendo con casa l’Italia, se è ancora possibile definirla tale per il Lingotto data l'imminente fusione con Chrysler , e quello che invece succede sui mercati internazionali. E non ci riferiamo al problema delle immatricolazioni, che continuano purtroppo a segnare saldi nettamente opposti tra Europa e resto del mondo, ma alle scelte operative e di sviluppo industriale. E allora non è forse un caso che nello stesso giorno giungano due notizie che rappresentano la conferma più eclatante di questo trend ambivalente.

La prima riguarda una sentenza del Tribunale di Roma che ha rigettato un ricorso presentato dalla Fiom contro la Fiat. Le tute blu della Cgil infatti chiedevano il riconoscimento del reato di discriminazione nei confronti di 19 lavoratori di Pomigliano con tessera Fiom, collocati in cassa integrazione in base ad un accordo sottoscritto a febbraio dall'azienda. Stiamo parlando degli stessi 19 operai che, con un’altra sentenza, sempre il Tribunale di Roma, aveva in precedenza obbligato la Fiat a riassumere proprio per evitare l’accusa di discriminazione sindacale. Peccato che i lavoratori in questione appena giunti nello stabilimento campano, siano stati, come accennato, posti subito in cassa integrazione, in forza di un altro accordo che la Fiat aveva nel frattempo sottoscritto con le altre sigle sindacali. Da qui la richiesta della Fiom di veder riconosciuta in pratica una nuova discriminazione, che però questa volta il giudice ha negato.

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Dovrebbe trattarsi quindi di un punto a favore della Fiat, che però sembra aver poco da festeggiare, visto che questa querelle giudiziaria, che dura ormai da tempo immemore, sembra lungi dall’essere terminata e nuove puntate si prevedono all’orizzonte, con nuovi ricorsi e controricorsi. Il tutto nell’ambito di una sfida in tribunale che ormai sembra aver sfiancato un po’ tutti.

Ma se questa è la musica che si suona in Italia, di tutt’altro genere sono le melodie che si sentono all’estero. Infatti, come accennato, proprio mentre a Roma si chiudeva l’ultima ed ennesima puntata della vertenza giudiziaria tra Fiom e Fiat, quest’ultima annunciava di aver in programma investimenti per circa 7 miliardi di euro in Brasile. A dare la notizia è stato il portavoce del Lingotto nel Paese sudamericano al termine di un vertice che ha visto impegnati da una parte Sergio Marchionne e dall’altra il presidente carioca Dilma Rousseff. Un incontro nel quale l’amministratore delegato della Fiat ha confermato tutto l’interesse per un Paese nel quale la Fiat vanta già una presenza da 36 anni.

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Il tutto senza dimenticare inoltre che i dati più aggiornati sulle immatricolazioni in Brasile vedono proprio la Fiat in testa ad una classifica che fino a poco tempo fa era guidata dalla Volkswagen . Dunque una realtà quella brasiliana dalle potenzialità molto interessanti, ed è per questo che Fiat ha deciso di impegnarsi con nuovi investimenti che dovrebbero sviluppare le capacità produttive di auto, camion e motori. Il tutto con ricadute occupazionali che dovrebbero essere stimabili complessivamente, considerando anche l’indotto, in circa 12mila unità.

Insomma, come accennato, l’ennesima conferma che la Fiat guarda con sempre più attenzione ai mercati internazionali, e che l’Italia potrebbe trasformarsi presto in una semplice provincia dell’impero, in cui presentarsi magari, solo per rispondere a qualche ricorso giudiziario.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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