Nuova Fiat, ecco le dieci cose da sapere
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Nuova Fiat, ecco le dieci cose da sapere

Tutte le novità di FCA, dalla sede legale a quella fiscale, dalla quotazione a Wall Street alla valuta del bilancio

Si vanno sempre più chiarendo i contorni dell’operazione che ha portato la Fiat a trasformarsi nella nuova FCA (Fiat Chrysler Automobiles), impresa multinazionale che opererà a livello globale. Una decisone storica, presa dal consiglio di amministrazione, che si porterà dietro una serie di conseguenze, alcune delle quali epocali, prima fra tutte l’abbandono di Torino come sede legale e fiscale della società. Ma vediamo nel dettaglio quali sono i punti fondamentali di questa metamorfosi che, seppur preannunciata da tempo, ha sorpreso non poco i tanti italiani che da sempre considerano la Fiat una sorta di patrimonio nazionale, anche in ragione di una storia industriale che dura ormai da 115 anni.

Nome. La società nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler ha assunto la ragione sociale di FCA, ossia Fiat Chrysler Automobiles. In questo modo è stata rispettata la promessa, fatta più volte dall’amministratore delegato Sergio Marchionne che il nuovo nome avrebbe contenuto sicuramente la sigla Fiat.

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Sede legale. Il Consiglio di amministrazione Fiat, seguendo un modello già positivamente sperimentato per la controllata Cnh che opera nel settore dei veicoli industriali, ha deciso di fissare la nuova sede legale della società in Olanda. Le ragioni sono legate a una legislazione locale che permette una gestione più sicura della governance,visto che le azioni di maggioranza hanno un valore maggiore in sede di assemblea. E’ qui dunque che diventerà operativa la Fiat Chrysler Automobiles N.V., nuova holding del Gruppo.

Sede fiscale. Nessuna sorpresa anche per quanto riguarda il Paese prescelto per fissare la sede fiscale. La nuova FCA pagherà le sue tasse nel Regno Unito, e più precisamente a Londra, dove si registra una pressione fiscale per le imprese tra le più basse d’Europa.

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Tasse in Italia. Il trasferimento della sede fiscale in Inghilterra priverà certamente l’Italia di una cospicua fetta di introiti fiscali derivanti dalla nuova FCA. In particolare, bisognerà dire addio a tutte le imposte sui dividendi e alle tasse locali, come Irap e Ires. La società ha comunque garantito che continuerà a versare nelle casse italiane le imposte legate alle attività produttive dei propri stabilimenti.

Sede operativa. E’ uno dei pochi nodi ancora da sciogliere. La decisione dovrebbe inevitabilmente cadere tra Torino, sede di Fiat, e Detroit, base operativa di Chrysler. Da questa scelta dovrebbero dipendere molte delle strategie future del Gruppo, e in Italia ovviamente molti auspicano che la testa pensante di FCA possa rimanere nel nostro Paese.

Quotazione. Il nuovo Gruppo ha deciso di puntare su una quotazione principale a Wall Street, ossia alla Borsa di New York. In via secondaria comunque sarà conservata anche una quotazione sul mercato telematico della Borsa di Milano.

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Valuta di bilancio. Al momento i conti del Gruppo sono presentati in euro, una valuta che lo stesso Marchionne ha dichiarato di voler conservare anche per gli anni a venire. Non è escluso però che in un prossimo futuro si possa passare al dollaro statunitense. Decisione analoga d’altronde è stata già adottata per Cnh, che da quest’anno abbandonerà la moneta europea, per passare a un bilancio espresso appunto in dollari americani.

Ricapitalizzazione. Il tema dell’iniezione di nuovi capitali nella nascente società è stato già posto in passato più volte da Sergio Marchionne. Alla luce anche dei contrastanti giudizi espressi dalle società di rating sulla fusione tra Fiat e Chrysler, lo stesso consiglio di amministrazione Fiat non ha escluso che sul medio periodo si possa procedere ad una ricapitalizzazione che renda più solide le basi finanziarie del nuovo Gruppo.

Piano industriale. Il prossimo appuntamento fondamentale della nuova FCA, sarà per gli inizi di maggio quando negli Stati Uniti sarà presentato il nuovo piano industriale triennale del Gruppo. Allora si potrà definire meglio anche il futuro della produzione di vetture in Italia.

Stabilimenti italiani. In attesa del piano industriale sopra ricordato, i lavoratori Fiat del nostro Paese restano aggrappati alle promesse più volte fatte in questi mesi da Marchionne. Il riferimento è ai programmi di rilancio dell’Alfa Romeo e allo spostamento della produzione verso l’alto di gamma, con in testa i progetti Maserati e quelli riguardanti alcuni Suv da produrre tra Melfi e Mirafiori.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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