Fiat-Chrysler, le prossime mosse verso la fusione
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Fiat-Chrysler, le prossime mosse verso la fusione

Le richieste di recesso si sono mantenute entro i 500 milioni. Ora via libera alla ricollocazione delle azioni restituite e allo sbarco a Wall Street

Fusione doveva essere e fusione sarà. Ancora una volta Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca Fiat-Chrysler dimostra di saper fare le scommesse vincenti e riesce a mandare in porto un progetto che all’inizio in tanti davano per rischioso. La fusione tra Fiat e Chrysler infatti doveva superare lo scoglio delle richieste di recesso. Se il numero di azionisti contrari all’operazione e decisi a farsi rimborsare i titoli in proprio possesso avessero infatti superato la soglia che avrebbe comportato per Fiat un esborso superiore ai 500 milioni di euro, tutta la procedura avrebbe subito un brusco arresto.

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In effetti le richieste di rimborso non sono state poche: Fiat dovrà infatti rimborsare poco più di 60 milioni di titoli, che lal prezzo fissato di 7,727 euro ad azione, significherà un conto finale di circa 464 milioni di euro. Che non sono 500, e dunque il processo di fusione andrà avanti, ma verrebbe da dire che non sono neanche bruscolini di questi tempi. In ogni caso, come detto, l’ostacolo più insidioso è stato superato, e ora l’operazione di accorpamento di Fiat e Chrysler potrà procedere secondo i piani previsti. Da qui alle prossime settimane ci saranno dunque tutta una serie di passaggi che porteranno alla nascita ufficiale della nuova impresa già battezzata FCA, ovvero Fiat Chrysler Automobiles.

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Innanzitutto, secondo quanto previsto dalla nostra legislazione, le circa 60 milioni di azioni rimborsate dovranno essere rimesse sul mercato dalla società, concedendo un diritto di prelazione agli azionisti che hanno deciso di approvare la fusione, che potranno acquistarle al prezzo di liquidazione. La possibilità di esercitare l’opzione in questione sarà valida per circa un mese, ossia dal 5 settembre al prossimo 6 ottobre. Scaduto questo termine i titoli che risultassero ancora invenduti potranno eventualmente essere piazzati in Borsa, con un prezzo di riferimento ancora una volta pari a quello di liquidazione. L’offerta nel caso specifico dovrà durare un giorno. Scaduto questo ulteriore termine, le azioni rimaste ancora senza proprietari dovranno in ogni caso, decorsi 180 giorni dalla data di recesso, essere acquistate dalla nuova società risultante dalla fusione.

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Espletati questi passaggi burocratici si potrà renedere effettivamente efficace la fusione e allora le attenzioni si sposteranno tutte verso gli Stati Uniti. Qui ci sarà infatti innanzitutto la presentazione ufficiale della nuova impresa e, intorno alla metà di ottobre, anche se una data precisa non è stata ancora stabilita, ci sarà l’esordio del titolo di Fca alla Borsa di New York. Lo sbarco a Wall Street sarà il momento fondamentale per capire come operatori e mercati avranno deciso di accogliere la nuova creatura nata dalla caparbietà di Sergio Marchionne. Non è un caso allora che per il lancio americano del brand e per l’avvio delle contrattazioni a New York, il manager in pullover abbia in mente una presentazione in pompa magna che dovrà rendere indimenticabile l’evento.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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