Fiat a due velocità: vola in America, delude in Europa
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Fiat a due velocità: vola in America, delude in Europa

Il Lingotto, grazie a Chrysler, ottiene risultati da record negli Stati Uniti, mentre a casa nostra il calo di vendite appare inarrestabile

Il 2013 che sta per concludersi certificherà in maniera sempre più lampante che ormai il Gruppo Fiat-Chrysler rappresenta un’entità dalla doppia anima commerciale. In America infatti le immatricolazioni targate Chrysler fanno segnare livelli da record, in Italia e in Europa invece i risultati del Lingotto sono sempre più deludenti, e questo, cosa ancora più preoccupante, a fronte di un mercato continentale dell’auto che evidenzia timidi segnali di ripresa. L’ultima conferma di questo scenario schizofrenico arriva dai più aggiornati dati sulle vendite registrati sulle due sponde dell’Atlantico.

LE DUE FACCE DI FIAT E CHRYSLER

Salta all’occhio allora il fatto che negli Stati Uniti Chrysler nel mese di novembre abbia fatto segnare un entusiasmante + 16% di vendite. Il marchio di Auburn Hills, controllato da Fiat, ha totalizzato infatti 142.275 immatricolazioni contro le 122.565 dello stesso periodo del 2012. Tra l’altro tutti i marchi della scuderia americana, da Chrysler a Jeep, da Dodge a Ram Truck, hanno incrementato le vendite e così il gruppo ha segnato il miglior novembre dal 2007 e il quarantaquattresimo mese consecutivo di crescita. Risultati talmente positivi, che hanno il paradossale effetto di far apparire invece ancora più catastrofiche le notizie, di tutt’altro tenore, che arrivano dalle nostre latitudini.

CHRYSLER, STORIA DI UN PICCOLO MIRACOLO COMMERCIALE

A livello europeo, innanzitutto, le vendite del Gruppo Fiat nel mese di ottobre, ultimo periodo per il quale ci sono dati aggiornati, calano del 7,3% con 58.757 immatricolazioni. Un tonfo che fa crollare anche la quota di mercato del Lingotto nel Vecchio Continente, che si fissa al 5,8% rispetto al precedente  6,6% dell’ottobre del  2012. Se si considerano poi i primi dieci mesi dell’anno in corso, la flessione delle vendite è ancora più marcata, ed è pari all'8% con 619.295 immatricolazioni e una quota di mercato in calo al 6,2% dal 6,5% dello stesso periodo del 2012.

E la musica non cambia certamente se dal contesto continentale si passa a quello nazionale. Anzi, qui le sofferenze se possibile sono anche peggiori, perché il mercato italiano dell’auto in Europa, è uno di quelli che sta uscendo più lentamente e con maggiori difficoltà dalla crisi di vendite. E se si considera che un tempo proprio il nostro Paese era una sorta di riserva commerciale della Fiat, si capisce bene quanto negativamente influenzi i risultati dell’azienda un contesto nazionale così asfittico. D’altronde a parlare chiaro ci sono ancora una volta i freddi numeri. Nel mese di novembre appena chiusosi infatti, a fronte di un mercato italiano dell’auto che cala complessivamente del 4,5 %, il Gruppo Fiat  ha registrato 27.800 immatricolazioni, un dato che, confrontato con lo stesso mese del 2012, significa un secco -12.3%.

ITALIA, FIAT E LE PROMESSE DI INVESTIMENTI

Di fronte a questo allarmante panorama, prendono allora più quota le preoccupazioni di chi guarda con sempre maggior sospetto al peso determinante che la componente americana sta assumendo nel Gruppo guidato da Sergio Marchionne. La prospettiva infatti, che potrebbe farsi sempre più realistica, è che la plancia di comando dell’intero Lingotto possa in un futuro che appare sempre meno lontano, spostarsi da Torino a Detroit. Uno scenario che per il nostro Paese potrebbe rappresentare una vera disfatta.

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