Fiat 500X, il mini suv per il rilancio dell'azienda
Economia

Fiat 500X, il mini suv per il rilancio dell'azienda

Il 2013 della Fiat inizia da Melfi dove Sergio Marchionne presenta i piani del gruppo

Il 2013 della Fiat inizia da Melfi. È proprio dallo stabilimento lucano che infatti l’amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, accompagnato dal presidente John Elkann, e alla presenza del presidente del Consiglio Mario Monti, ha lanciato una sorta di manifesto aziendale del futuro. E il futuro per il sito produttivo lucano che attualmente occupa circa 5.500 lavoratori prenderà le forme di due mini Suv che dovrebbero andare in produzione a partire dal 2014 e che a regime dovrebbero essere sfornati al ritmo di 1.600 al giorno.

In un primo momento si era parlato di due vetture, una a marchio Chrysler e un’altra targata Fiat. In realtà invece a sorpresa il primo dei piccoli Suv sarà un modello Jeep. Confermato invece l’impegno per il secondo modello che sarà una rielaborazione della 500, la piccola utilitaria di casa Fiat dal sicuro successo commerciale, che prenderà il nome di 500X. Un impegno per il futuro che dovrebbe essere costruito tra l’altro su solide basi finanziarie, visto che Marchionne ha annunciato per lo stabilimento di Melfi investimenti per un miliardo di euro, in parte già avviati,  che, oltre a mettere in condizione il sito di produrre le nuove vetture, lo renderanno anche uno dei più moderni ed efficienti al mondo.

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E a proposito di numeri, nell’occasione il manager italo-canadese ne ha anche approfittato per annunciare gli obiettivi finanziari del Gruppo. Per Marchionne il 2012 dovrebbe chiudersi con un utile della gestione ordinaria di circa 3,8 miliardi e un utile netto di 1,2 miliardi, con la promessa che in 3 o 4 anni sarà raggiunto il pareggio per le attività in Italia e in Europa, attualmente in grande sofferenza, a diffrenza di quanto avviene in America

Impegni importanti dunque, che non potevano che essere apprezzati dal presidente del Consiglio Mario Monti. Intervenendo davanti ai lavoratori di Melfi riuniti in assemblea, il premier ha dapprima ricordato che l’inizio delle attività della Fiat in Basilicata, avvenute nel 1993, erano state contraddistinte dal lancio della Punto. “Oggi - ha detto Moti - nasce punto e a capo, cioè una svolta, una ripartenza nei rapporti tra la Fiat e l'Italia”. Rapporti che tra l’altro nel tempo si sono sempre più improntati alla chiarezza e alla trasparenza. Non a caso, il presidente del Consiglio ha voluto ricordare “il lungo sabato pomeriggio passato a palazzo Chigi con i vertici Fiat per sintonizzare le nostre visioni, senza che il governo, deludendo molti, battesse i pugni sul tavolo, e senza che la Fiat, sorprendendo molti, chiedesse aiuti al governo ”.

Un concetto, quello dell’ormai assoluta indipendenza finanziaria del Gruppo, sul quale ha insistito anche Marchionne, sottolineando quale sforzo stia mettendo oggi in campo la Fiat con un “piano coraggioso, non per deboli di cuore”. E gli annunci odierni di Melfi rappresenterebbero proprio un primo passo concreto in quella direzione: “una decisione non facile e non scontata – ha aggiunto Marchionne - in un mercato in caduta libera ”. E in questo senso allora acquista ancora più significato la conferma da parte dell’amministratore delegato Fiat di non aver nessuna intenzione di abbandonare il nostro Paese, ma anzi di aver “programmato di portare in produzione negli impianti italiani 17 nuovi modelli e 7 aggiornamenti di prodotti da qui al 2016”.

Una previsione questa su cui Marchionne è stato tra l’altro incalzato dallo stesso Monti che si è pubblicamente augurato che “ci siano presto nuovi investimenti anche negli altri impianti del gruppo”. Una prospettiva questa però su cui aleggiano ancora molte ombre che, se si sono oggi in parte dissipate per lo stabilimento di Melfi, continuano ad incombere sugli altri siti produttivi. E non aiuta certo a rassicurare gli animi la notizia secondo cui la produzione della nuova evoluzione della Punto, la vettura che dovrebbe essere chiamata Fiat Pandona, potrebbe essere spostata negli stabilimenti serbi del Lingotto.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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