Fiat: in America si vende, in Italia si indaga
Economia

Fiat: in America si vende, in Italia si indaga

Mentre sul mercato statunitense la 500 tocca le 100mila unità immatricolate, a Pomigliano Marchionne finisce sotto inchiesta

La Fiat, nelle due versioni americana e italiana, rappresenta ormai sempre più la classica medaglia dalle due facce sempre più diverse e sempre meno conciliabili. Se sul fronte statunitense infatti è di oggi la notizia che le vendite delle city car 500 starebbero per sfondare il muro simbolico dei centomila esemplari venduti, in Italia va in scena l’ennesima puntata dell’infinita querelle tra azienda e Fiom. Questa volta sono le tute blu della Cgil a festeggiare potendo incassare la decisione del Tribunale di Nola di aprire un’inchiesta sul conto dell’amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne per discriminazione, a proposito della vicenda dei lavoratori con tessere Fiom non ammessi nello stabilimento campano.

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Vere e proprie montagne russe, sulle quali i dirigenti della Fiat non fanno in tempo a gioire per un risultato positivo, che subito devono porre rimedio a qualche falla apertasi in altri contesti. E non c’è dubbio che ormai da mesi e mesi le soddisfazioni arrivano solo dagli Stati Uniti (i dati di oggi parlano di vendite in aumento del 5% per Chrysler negli Usa a marzo, il mese migliore dal dicembre del 2007) mentre i grattacapi sono tutti italiani e tutti firmati Fiom. Emblematica, come detto, la giornata odierna, nella quale, Tim Kuniskis, responsabile Fiat in Nord America, avrebbe dichiarato all'agenzia France Presse, che il tasso di crescita delle vendite della Fiat 500 sarebbe “piuttosto notevole”, lasciando intendere che sarebbe ormai alla portata il raggiungimento delle 100mila city car immatricolate, un risultato ottenuto a circa due anni dal lancio ufficiale della vettura sul mercato statunitense.

Si tratta, tra l’altro, di un obiettivo preventivato, e che come detto, si dovrebbe centrare proprio tra aprile e maggio prossimi, grazie anche ai risultati del 2011 e del 2012 che sono stati archiviati con all’attivo rispettivamente già 26.290 e 55.600 vetture vendute. Nell’occasione Kuniskis avrebbe anche annunciato il lancio entro il mese di aprile della Fiat 500 elettrica e a giugno della più grande Fiat 500L, due modelli che andranno ulteriormente ad arricchire una gamma di vetture utilitarie che tanto successo stanno avendo tra i consumatori americani.

Successi commerciali che però come detto fanno il paio con una nuova, ennesima vicenda giudiziaria, che in Italia vede contrapposti Fiat e Fiom. Questa volta a riaprire lo scontro è stato il citato Tribunale di Nola, che al termine di un’indagine preliminare sulla presunta discriminazione di operai Fiom presso lo stabilimento di Nola, ha deciso di mettere sotto inchiesta l’amministratore delegato Sergio Marchionne e l’ad di Fabbrica Italia Pomigliano Sebastiano Garofalo. Una decisione che ovviamente è stata definita dal Lingotto “sconcertante e paradossale” soprattutto perché tirerebbe in ballo Marchionne “che con tutta evidenza – fanno sapere dalla Fiat - nessuna parte ha mai avuto, né può aver avuto, nella gestione, peraltro del tutto legittima, delle rappresentanze sindacali e dei processi di assunzione in Fabbrica Italia Pomigliano”.

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Tra l’altro nell’occasione, dal Lingotto hanno anche fornito i numeri di questa battaglia legale che da due anni vede contrapposta la Fiat alle tute blu della Cgil: la Fiom ha promosso sulla sola questione del riconoscimento dei diritti sindacali 62 ricorsi, 45 dei quali decisi da 22 giudici in favore dell'azienda, 7 in favore della Fiom, 7 con rinvio alla Corte Costituzionale per la questione di legittimità costituzionale delle norme da applicare e 3 non ancora definiti. Uno scontro che non accenna a placarsi e che ovviamente non agevola i rapporti industriali, che pure le altre sigle sindacali, a cominciare dalla Uilm-Uil e dalla Fim-Cisl, stanno cercando faticosamente di tenere in piedi con l’azienda. Per il momento non si vedono spiragli di compromesso, e la contrapposizione di sicuro andrà avanti, purtroppo con una sola certezza: in America le auto si vendono, in Italia no, e in compenso la magistratura continua ad indagare.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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